Il ricordo dei luoghi dell'anima
Maria Antonietta MongiuL a parola tedesca Heimat da tempo è consuetudinaria non tanto per un vezzo o perché non si trovi una degna traduzione quanto perché necessita di troppe precisazioni. Il suo senso ondeggia tra luogo dell'anima, patria, casa.
A un sardofono viene da connetterla a domo e alla sua sfera di significati dalla forte carica emotiva e sentimentale. Viene da pensarlo leggendo le lettere degli emigrati sardi ogni volta che si riferivano alla dimensione del paese e dei loro cari. Il desiderio di “torrare a domo” non implicava necessariamente la terra natia ma una patria elettiva, non individuabile nella sua matericità ma sempre abitata da un'intensa emotività. Heimat è il paesaggio dell'anima che Antonio Gramsci rievoca nella lettera alla madre il 29 febbraio 1932: «Dirai anche a Teresina che ringrazio lei e i suoi bambini per l'intenzione che hanno avuto di inviarmi le violette di Chenale e i bulbi di ciclamino selvatico, ma non posso ricevere i loro doni; ciò andrebbe contro il regolamento che vuole sia mantenuto il carattere afflittivo della pena carceraria. Dunque bisogna che sia afflittivo e perciò niente violette e niente ciclamini, nessun diavoletto della natura deve stuzzicarmi le nari con effluvi e gli occhi con i colori dei fiori».