E ' ancora forte l'eco del provvedimento governativo che ha introdotto nel nostro sistema processuale penale il blocco della prescrizione dei reati dopo la sentenza di primo grado. Il fatto che la sua operatività sia stata differita al 2020 non attenua la gravità della proposta, anzi preoccupa il proposito di inserirla in una riforma generale del processo penale, perché fa presagire di che stampo saranno le future modifiche.

La giustizia non si riforma con un emendamento introdotto a sorpresa nel “decreto anticorruzione” senza una previa riflessione assieme alla magistratura e all'avvocatura. Non si stravolge il processo penale eliminando qualsiasi limite di durata ai giudizi delle corti d'Appello e di Cassazione. Forse non tutti sanno che la riforma Orlando prevede già la sospensione del corso della prescrizione fino a un anno e sei mesi sia in grado d'Appello sia in Cassazione. Ora si propone addirittura di non porre limiti di durata ai processi d'Appello e di Cassazione, che potrebbero così durare indefinitamente, sine die, cioè “fine processo mai”, un vero e proprio ergastolo processuale.

La insensata proposta stravolge i fondamentali principi del processo penale, dalla presunzione di innocenza alla durata ragionevole dei processi, ed è perciò legittima la protesta dei penalisti, che hanno deliberato l'astensione dalle loro attività nei prossimi giorni. Si deve considerare che i malanni della giustizia derivano dal fatto che i processi sono troppo lunghi. (...)

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