S tiamo vivendo un momento drammatico. E oltre alla pandemia e ai pesanti risvolti economici, il Paese deve fare anche i conti con una profonda crisi della giustizia, civile e penale, che frena gli investimenti e crea ingiustizie per vittime e imputati.

In particolare, è urgente risolvere il problema della eccessiva durata dei processi e della sospensione della prescrizione dei reati dopo il primo grado di giudizio, un'insensata proposta dell'ex ministro Bonafede, introdotta con la promessa della riforma del processo penale, attesa invano ormai da anni, ma che intanto stravolge i fondamentali principi del processo penale, dalla presunzione di innocenza alla durata ragionevole dei processi.

Si tratta di una questione molto delicata perché illude i cittadini che il problema della eccessiva durata dei processi si sia risolto eliminando non la causa della lentezza, ma l'effetto, cioè la prescrizione del reato. La conseguenza è che oggi il processo penale è infinito, dopo l'eliminazione di qualsiasi limite di durata ai giudizi delle corti d'appello e di Cassazione, i quali possono durare indefinitamente: un vero e proprio ergastolo processuale e una vergogna per un Paese normale. Dovrebbe perciò essere chiaro che i malanni della giustizia derivano dal fatto che i processi sono troppo lunghi e occorre trovarne la causa e ridurne la durata, non curare solo i sintomi, con la sospensione del corso della prescrizione. (...)

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