I l sapore amaro della delusione. Il Cagliari aveva costruito un capolavoro di ingegneria calcistica, ovvero una vittoria pesantissima giocando solo un tempo, il secondo. Perché nel primo i rossoblù avevano visto a malapena la marca del pallone. La parte sinistra della classifica conquistata trionfalmente, a un passo da Napoli, Atalanta e Lazio, il ritorno di Pavoletti nella casella delle reti. Quei successi che ti godi col sorriso beffardo, sapendo che sarebbe potuta andare molto peggio. Fino al minuto numero 94, quando la partita è agli ultimi strappi ed è la testa che deve andare oltre il cuore. In questo caso, quella di Klavan è andata un po' troppo oltre, ma nell'economia di una partita così complessa un errore di quel tipo fa parte del pacchetto.

Nelle mani di Eusebio Di Francesco resta solo un punto, una frenata brusca perché si giocava “in casa”, seppure il fattore campo sia un ricordo, ormai. Chiedere all'Atalanta, o magari alla Lazio. Resta un pareggio contro una squadra organizzatissima, mai così in alto per una esordiente in Serie A, guidata bene e dove gli ex - Farias soprattutto - hanno fatto vedere ottime cose, con il sangavinese Deiola che nei secondi finali ha detto la sua.

Era la serata delle scommesse, per DiFra. Un trapezista senza rete, nei novanta minuti contro Italiano, perché scendere in campo - con l'obiettivo di vincere - senza Godin, Nandez, Simeone e Lykogiannis era un rischio, con una coperta che si accorcia nonostante un organico imponente. (...)

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