La porta è ancora aperta
Enrico PiliaÈ il campionato dei segnali. La vittoria del Benevento sulla Juventus, un successo strameritato, è una botta tremenda all'autostima del Cagliari. Ma non tutti, per fortuna, sono segnali d'allarme, perché la caduta del Torino a Genova e il derby con la Juve, in cartellone dopo la sosta, consentono ai rossoblù di continuare a coltivare l'obiettivo, quello di assicurarsi un posto nella prossima serie A. Nonostante una stagione nera, con sedici sconfitte su ventotto partite, la squadra nelle mani di Leonardo Semplici vede ancora la porta socchiusa. Perché le stagioni fallimentari non si vedono solo dalle parti di Assemini.
A proposito di segnali, veniamo a quelli del campo. Nel naufragio di La Spezia, davanti a una squadra modesta che ha fatto il minimo sindacale per portare a casa la pagnotta, il Cagliari - questo Cagliari, che cammina sul cornicione e spesso se lo dimentica - poteva e doveva fare di più. Non doveva commettere errori da campionato amatoriale, sia in difesa che in attacco, in un campionato dove lo svarione è punito nove volte su dieci. Nove su dieci, perché i liguri, nell'unico errore grave che hanno commesso (dimenticare Simeone al centro dell'area) l'hanno scampata, galeotta fu una zolla. Segnali nefasti, come la stagione di Godin, nel complesso, che ci fa gridare al miracolo quando fa cose normali e che invece, dalla prima giornata, ha collezionato errori e orrori. Eppure la porta è ancora aperta, allacciamo le cinture perché la discesa verso l'epilogo sarà ad alta tensione.