M ettiamoci d'accordo: il Cagliari, oggi, sarebbe retrocesso in Serie B. Senza se e senza ma, trentuno giornate costellate da sconfitte (18) e delusioni mascherate da pareggi (7), con sei vittorie a tenere in vita una squadra in coma, o quasi. Sabato sera, un Parma poco più che decente stava passeggiando alla Sardegna Arena con due gol di vantaggio, di fronte a una squadra sconcertante per la morbidezza della difesa e l'inconsistenza del piano tattico.

Abbia il coraggio di alzare la mano chi era sicuro - sull'1-3 - di una resurrezione che ha del miracoloso, per i volti dei protagonisti e per la sceneggiatura della gara. È il calcio, baby, che non sarebbe lo sport più popolare al mondo se non avesse questo fascino irresistibile. Un minuto prima sei in Serie B e sui social si dà il benvenuto a Ranieri e alla nuova proprietà, poi entra Cerri e sappiamo come finisce. Una partita talmente indecifrabile, per la fragilità dei protagonisti, dove diventa complesso capire quando comincino i meriti del Cagliari - ce ne sono, sia chiaro - e dove arrivi il demerito del Parma, che ha sprecato una delle palle gol più facili della stagione (il piattone di Kurtic), poi si è fatto ipnotizzare da Vicario che ha dato il via, con una super parata, all'azione del trionfo.

Mettici anche il siparietto finale da libro Cuore 2.0 con Joao e Kurtic e allora quella di sabato notte diventa sicuramente una gara indimenticabile, l'inizio di una volata dove ci si prenderà a spinte, colpi bassi e scorrettezze varie.

Una partita dove - ribadiamo - era successo poco, sotto il profilo numerico, nonostante la pazza, incontenibile gioia dopo il gol di Cerri. Perché erano i risultati di ieri sera, quelli di Torino e Benevento, da aspettare prima di sorridere, seppure a denti stretti. E il Toro ha guastato il clima di festa che si è respirato alla fine del match dell'Arena: all'Olimpico, quello granata, hanno cominciato male, poi hanno travolto la Roma (alla quale i punti servivano eccome) e hanno messo il cappello su quota 30, ma con una gara in meno degli altri. Il biglietto vincente è nelle loro mani, ora possono solo strapparlo.

Un paio d'ore prima, era stato il Benevento a confermare il suo momentaccio, prendendone cinque con la Lazio. Mettici la sconfitta di sabato della Fiorentina e la volata, la folle corsa per conquistare l'ultimo posto utile nella prossima Serie A si fa avvincente. Benevento e Fiorentina arrivano da due sconfitte di fila, è l'unico indizio che abbiamo in questo finale di stagione che vede il Cagliari a meno 5, prima di una sfida dentro o fuori a Udine, mercoledì sera. I rossoblù ci arrivano con la testa ricaricata, dopo la sconfitta di Milano con l'Inter e il botto del sabato sera: Semplici ha i suoi uomini, lo abbiamo sottolineato, e su quelli sta cercando di costruire un inseguimento disperato. Giulini, su Videolina e i nostri social, era stato crudo nella sintesi della stagione: mi sono sentito tradito. Un appello disperato a una squadra che tecnicamente vale ben più del terzultimo posto, ma che il campionato ha sonoramente bocciato. Ma con sette partite da giocare, questo gruppo ha la forza e la testa - almeno sembra - per smentire il presidente e incartargli un miracolo, molto simile al colpo di testa di Cerri o alla rasoiata di Pereiro. C'è ancora vita, ad Assemini?

Enrico Pilia
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