D obbiamo costruire una “porta d'ingresso” perché il nostro mondo archeologico ha bisogno di segni nuovi, marcati e inequivocabili, immediatamente riconoscibili dall'esterno. La porta è infatti un riferimento preciso che rimanda alle tradizioni spirituali sia dell'oriente, sia dell'occidente, e la sua simbologia è riconosciuta in epoche e culture diverse. Il “varcare una soglia” ha il significato di abbracciare una vita diversa, di affacciarsi su un mondo nuovo.

La soglia, inoltre, separa il territorio caotico dell'esterno dallo spazio protetto, dall'ambito della sicurezza, dalla dimensione di ciò che si possiede. La porta d'ingresso comunica attenzione e rispetto, e segnala la manifestazione dell'umano o del divino. Nell'antica Grecia, la porta, non casualmente, è il luogo di Hermes, il dio dei cambiamenti, dei viaggi, dei confini, della comunicazione.

Costruiamo una porta d'ingresso della Sardegna archeologica, abbandoniamo il caos presente, le narrazioni fasulle, la sciatteria dilagante. Per me questa porta non può che trovarsi nel Sinis, a fianco dei Giganti che sono l'espressione più lampante della nostra passata grandezza e più coerente con l'obiettivo di presentare l'incredibile civiltà di cui siamo eredi. Riportiamo i giganti da Cagliari nel Sinis (a quale politico è venuta la malaugurata idea di separarli? Come mai in Cina non hanno separato l'Esercito di Terracotta?) e realizziamo un museo adeguato, degno dell'importanza dei reperti. (...)

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