P ossiamo andare a Macao o Las Vegas e visitare una Venezia ben ricostruita all'interno di giganteschi alberghi. L'acqua dei canali è pulita, trasparente, non ci sono odori sgradevoli, vicoli inquietanti, trappole per turisti. I prezzi sono controllati e i gondolieri, giovani ed educati, cantano arie delle nostre migliori opere o le melodie della nostra tradizione, e parlano inglese sorridendo.

Secondo l'architetto Rem Koolhaas, urbanista e teorico di spicco, professore ad Harvard, «questi ambienti controllati rispondono innanzitutto al bisogno di sicurezza; in essi ci si sente sani e salvi, in contrapposizione allo spazio spazzatura».

È la ragione per cui questo business è in costante espansione, una risposta al degrado, una fuga dallo squallore e dall'incertezza, l'ingresso in un mondo bello e vario, in un circolo comodo - si pensi solo all'esperienza di una crociera - conformato sul soddisfacimento dei nostri bisogni primari.

Senza magari averne piena consapevolezza (ci s'interroga sull'esistenza di una sottile strategia o di una profonda dabbenaggine, entrambe in ogni caso guidate dall'istinto di sopravvivenza), eppure un ambiente controllato in tutte le dimensioni esistenziali è stato perseguito, disegnato e reso concreto - fin dove sono riusciti a farlo - da quella minoranza di neo-liberisti che negli ultimi decenni si sono spacciati per persone di sinistra. Parlo di un quindici per cento (forse) di privilegiati che hanno compreso che, per uscire dallo spazio spazzatura, “il modo migliore è passarci attraverso”. (...)

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