C 'è il punto di sensibilità erogena “G” e c'è il valore economico “W” di un'impresa o di attività diverse. Entrambe queste entità sono difficili da individuare con esattezza, da qualificare fisicamente o matematicamente, e diversi ricercatori le considerano solo una forma di obiettivo mitologico, il punto “G” derivante da antiche credenze orientali, il valore “W” una forzatura d'ordine pratico in quanto, in qualche modo, a un certo momento, occorre far incontrare domanda e offerta.

Proseguendo solo sul tema del management, la determinazione del valore economico, comunque necessaria per valutare la qualità della gestione, per ottemperare alle leggi sui conferimenti di beni, sulle liquidazioni, ecc., oppure per la compravendita di un'attività, questa determinazione - dicevo - segue tecniche che nel tempo sono evolute in funzione della crescente intangibilità dei beni.

Non si vende una macchina ma un sogno, non si compra una bottiglia di vino ma un mondo. Il marchio, l'ispirazione, la storia, gli stessi contatti (un click di tastiera o un “mi piace”) hanno un valore sempre più rilevante, ma come valutarli?

I metodi, nel passato strettamente basati su principi reddituali, hanno oggi raggiunto sofisticazioni tali da richiedere formule matematiche complesse sino a software dotati d'intelligenza artificiale. Valutare un'impresa è una disciplina complicata, incerta. E pur sempre rimane un grande spazio per la sensibilità e l'esperienza umana. (...)

SEGUE A PAGINA 44
© Riproduzione riservata