La Corte Suprema americana ha respinto la richiesta dell'amministrazione Trump che sollecitava un pronunciamento sul proprio diritto di chiudere il programma di protezione dall'espulsione dei cosiddetti "dreamers", i circa 700mila giovani immigrati irregolari entrati negli Usa quando erano ancora minorenni.

Il provvedimento Daca (Deferred Action for Childhood Arrivals) era stato varato dall'amministrazione precedente, guidata da Barack Obama, nel 2012.

Il governo statunitense aveva chiesto al massimo organo giurisdizionale di rivedere le decisioni di due corti distrettuali federali - negli Stati della California e di New York - che si erano espresse contro la fine del programma, bloccando di fatto i piani del presidente statunitense.

Nello scorso mese di settembre The Donald aveva infatti annunciato che, qualora non fosse stata approvata una riforma del provvedimento da parte del Congresso, non avrebbe rinnovato le misure dopo la loro scadenza, prevista per il 5 marzo prossimo.

Di fronte alle sentenze delle corti distrettuali la Casa Bianca aveva poi deciso di non fare ricorso in appello, rivolgendosi direttamente alla Corte Suprema; una richiesta che di fatto contraddice il normale iter processuale.

Per questo motivo i giudici si sono rifiutati di esaminare la richiesta dell'amministrazione, limitandosi a considerare l'appello presentato dalla Casa Bianca "negato senza pregiudizio" e aggiungendo che manterranno "mente aperta" sulla vicenda legale, che sarà affrontata da un altro tribunale, la corte d'appello di San Francisco, da cui ci si attende "una rapida decisione sul caso".

(Unioneonline/F)

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