"Per mantenere il mio impegno solenne di proteggere i cittadini americani gli Usa si ritireranno dagli accordi di Parigi". Così Donald Trump, come ampiamente previsto in seguito al G7 di Taormina, annuncia il ritiro degli Usa dagli accordi di Parigi sulla lotta ai cambiamenti climatici.

Si tratta di un "pessimo accordo firmato per disperazione da Obama", che "impone target non realistici per gli Stati Uniti nella riduzione delle emissioni, concedendo invece a Paesi come la Cina un lasciapassare per anni", spiega il tycoon repubblicano.

Poi snocciola alcune cifre: "Perderemmo migliaia di miliardi di dollari in termini di Pil e 6,5 milioni di posti di lavoro".

"Ho a cuore l'ambiente - continua Trump - ma questa intesa produrrebbe pochissimo in termini climatici, e per di più non è equa, punisce l'economia americana e distribuisce la nostra ricchezza verso altri Paesi".

Il riferimento è alla Cina e all'India, che il presidente cita nel suo discorso.

"Voglio negoziare un nuovo accordo che dia maggiori tutele e garanzie al nostro Paese", è la chiosa di Trump.

Gli Usa dunque si sfilano dalla lotta ai cambiamenti climatici: una decisa svolta nella strategia, dopo gli anni della presidenza Obama, che era molto attento al problema del clima.

Gli accordi di Parigi, sottoscritti a dicembre 2015 da 195 Paesi e entrati in vigore il 4 novembre scorso definiscono un piano d'azione generale per limitare il riscaldamento globale, tenendolo al di sotto dei 2 gradi centigradi.

L'impegno fondamentale che hanno preso i Paesi è quello di ridurre le emissioni inquinanti.

Il ritiro di un'economia come quella statunitense dà un durissimo colpo all'intesa, come sottolineato dallo stesso portavoce di Vladimir Putin.

"La Russia dà grande importanza all'accordo, - ha detto Dmitri Peskov - ma allo stesso tempo va da sé che l'efficacia di questa convenzione sarebbe ridotta senza gli Usa".
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