È ancora lontano l'accordo tra il presidente americano Donald Trump e il Congresso, a maggioranza democratica dopo le ultime elezioni di mid-term, sui finanziamenti per la costruzione del muro al confine con il Messico, che ha un costo stimato di 5,7 miliardi di dollari.

La questione rappresenta il nodo più critico per la risoluzione dello shutdown - il blocco parziale delle attività governative dovuto alla mancata approvazione della legge di bilancio -, giunto ormai 22esimo giorno. Una durata record nella storia degli Usa, che ha superato quella dell'interruzione avvenuta tra la fine del 1995 e l'inizio del 1996.

Lo stallo ha portato alla chiusura di musei e parchi nazionali e costretto centinaia di migliaia di persone a lavorare senza stipendio.

Per questo i sindacati dei dipendenti federali hanno deciso di fare causa al governo, che violerebbe le leggi sul lavoro richiedendo ai dipendenti ritenuti ''essenziali'' di continuare a lavorare senza percepire alcun compenso.

Secondo quanto riportano i media americani, l'azione legale è stata già depositata dalla National Federation of Federal Employees, dalla National Association of Government Employees SEIU e dalla National Weather Service Employees Organization.

TRUMP: "NON DICHIARERO' SUBITO L'EMERGENZA NAZIONALE" - Intanto, durante una tavola rotonda alla Casa Bianca, il capo di Stato ha fatto sapere di non avere intenzione di dichiarare lo stato di emergenza nazionale "così velocemente".

Nelle scorse ore si era ipotizzato che il presidente potesse dare il via al provvedimento per poter ottenere i fondi necessari alla realizzazione dell'opera al confine meridionale, attingendo ai fondo di 13 miliardi di dollari, stanziato l'anno scorso e mai utilizzato, per la ricostruzione delle aree del Texas e di Porto Rico devastate dagli uragani.

(Unioneonline/F)
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