Ursula Von der Leyen ancora presidente con il sostegno del gruppo dei Verdi… e ora?
Di nuovo alla guida della Commissione europea, è il suo secondo mandatoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
E alla fine, ma invero ancora, trattandosi di nuovo inizio, la tedesca Ursula Von der Leyen ha ottenuto il tanto discusso secondo mandato dal Parlamento Europeo. Ancora una volta Presidente della Commissione Europea per i prossimi cinque anni dunque. Precisamente, a conti fatti, fino all’anno 2029, per aver ottenuto, su settecento sette votanti, quattrocento e uno voti a favore, 284 voti contrari, con pure quindici astensioni, e financo sette schede bianche. Checché se ne voglia dire, come sempre, o forse quasi, in ambito politico sembra che i numeri la facciano da padroni.
A sostenerla, legittimandone il secondo mandato, sono stati decisivi il voto dei popolari, dei socialdemocratici, e, soprattutto, quello del gruppo dei verdi e dei liberali, questi ultimi due tutt’altro che scontati. Al di fuori dalla maggioranza così costituita, si sono posizionate non solamente le destre estreme e sovraniste, ma anche la sinistra radicale, oltre che Fratelli d’Italia, di cui Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio dei Ministri, è il leader.
Nulla quaestio, dunque, sull’esito della votazione che, malgrado la proverbiale “Spada di Damocle” dei franchi tiratori e le incertezze legate alle trattative nel frattempo intercorse tra i vari Gruppi Politici da affiliare (per così dire), probabilmente poteva considerarsi se non proprio scontata, perlomeno prevedibile seppure piuttosto “faticata”. L’effetto potenziale di quello stesso esito, la conseguenza sul piano pratico e decisionale, non solo per gli equilibri sovranazionali dell’Unione, ma anche per i riflessi diretti ed indiretti sul piano nazionale dei singoli Paesi Membri, paiono meritare una analisi quanto più accurata sia possibile.
Intanto, perché, anche a tutto voler considerare e ritenere, sarebbe comunque fin troppo semplice il concludere che, trattandosi di una maggioranza così ideologicamente composita e differenziata, quindi in apparenza difficile da “amalgamare”, Ursula Von der Leyen sarà chiamata ad affrontare il suo secondo mandato ad “armi spuntate”, per voler usare una metafora. Quindi, perché, l’elemento probabilmente davvero determinante e non contrattabile del Programma di Governo sovranazionale, per come annunciato dalla neo-rieletta Presidente, è parso essere la lotta ad ogni forma di estremismo. Infine, perché occorrerà cercare di comprendere quale peso, sul piano decisionale, potrà essere riconosciuto a tutti quei Gruppi politici posizionatisi di fatto, con il loro voto, o non voto, alla opposizione e/o comunque, al di fuori di quella stessa ridetta maggioranza, che, considerata la indiscussa e già manifestata capacità di mediazione di Ursula Von der Leyen, sembra annunciarsi tutt’altro che disunita se si esclude ovviamente quello che certamente potrà essere un immancabile e vivace confronto.
I temi sul tavolo sono tanti e tutti parimenti di primario interesse per ogni Paese Membro. E da un punto di vista più squisitamente interno, apparendo la maggioranza di Governo a sua volta composta da Partiti così diversamente orientati dal punto di vista ideologico sulle dinamiche europee e sugli obiettivi da conseguire ivi (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega), l’appoggio indiscusso offerto alla neo-rinominata Presidente da parte degli Azzurri potrebbe (il condizionale è doveroso) metterne in discussione gli equilibri. Il vicepremier azzurro Antonio Tajani, che può vantare una lunga esperienza di Governo nel contesto europeo, ha dichiarato, come riportato dalle agenzie di stampa, che in ambito europeo «il Ppe ha vinto, darà la linea e darà le carte» e che, con Forza Italia, si starà «nella cabina di comando». Il che appare oltremodo corretto, ma si tratterebbe unicamente di Forza Italia siccome inserita all’interno della più ampia famiglia europea del Partito Popolare. Dicendolo altrimenti con un interrogativo, e come da buona parte degli analisti rilevato, se è vero, come pare essere vero, che l’espressione di una dichiarazione di voto contrario da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei suoi eurodeputati sia stata palesata quando oramai i giochi erano fatti, e la rielezione di Ursula Von der Leyen era oramai un dato di fatto, tuttavia, proprio quella espressione di voto, oltre a rivelarsi irrilevante ai fini del decidere, potrebbe avere quale sua conseguenza una “deminutio” forse non trascurabile del potere di trattativa e di scambio non solo per quanto concerne la ripartizione degli incarichi, nell’ambito dei quali l’Italia aspirava ad ottenere un ruolo di peso, ma anche in generale, sul piano della partecipazione e della condivisione delle linee programmatiche dell’Unione per il futuro prossimo e venturo?
L’ipotesi parrebbe proporsi come tutt’altro che trascurabile ed emergere in tutta la sua verosimiglianza ed evidenza siccome, dicendolo ancora diversamente, le partite in ambito sovranazionale sembrano doversi giocare secondo schemi strutturali e dinamiche oltremodo differenti rispetto a quelli/e che regolano la politica sul piano interno, dal momento che le alleanze parrebbero rinvenire la ragione stessa del loro esistere nella forza dei gruppi di riferimento (e non dei singoli), anche a prescindere dalla loro composizione differente e variegata. Ciò che, in buona sostanza, ha reso possibile una convergenza di intenti anche tra taluni Partiti che, sul piano nazionale, si trovano su posizioni antitetiche. In Europa, ad essere determinante, sembrerebbe la capacità di rinvenire convergenze trasversali siccome necessitate dalla esigenza di costruire e seguire percorsi comuni utili anche per riuscire a dare voce a quanti in Europa, con il loro voto, avevano lanciato un segnale forte di cambiamento. Nel prosieguo, sul piano squisitamente organizzativo, la Presidente della Commissione procederà con l’invitare i Capi di Stato e/o di Governo degli Stati Membri a presentare i nominativi dei loro candidati per i posti di Commissario Europeo, e subito dopo il periodo estivo, il Parlamento avvierà le audizioni pubbliche dei candidati all’interno delle commissioni competenti. Il collegio dei commissari, dovrà poi sottoporsi alla approvazione della cosiddetta plenaria. Gli esiti di queste scelte saranno con buona verosimiglianza utili a comprendere quali potranno essere i futuri equilibri di forza in Europa e soprattutto se, all’interno di essi, all’Italia potrà essere riservato un ruolo di rilievo quale Membro Fondatore.
Giuseppina Di Salvatore
(Avvocato – Nuoro)