Ergastolo. È la pena inflitta a Nikolas Cruz, il giovane che nel 2018 uccise 14 studenti e tre maestre in un liceo di Parkland, in Florida.

Una sentenza accolta con rabbia, lacrime e delusione dai familiari delle vittime della strage, che speravano che la giura condannasse il killer al massimo previsto dalla legge Usa, ovvero alla pena di morte. 

Per la pena capitale, però, era necessaria l'unanimità ma evidentemente uno o più giurati ha ritenuto che le attenuanti - tra cui essere figlio trascurato di una donna che abusava di alcol e droghe sin dalla gravidanza - prevalgano su aggravanti come la premeditazione e la crudeltà della strage.

"Ci sono un sacco di persone che bevono e hanno bambini che non diventano killer", ha osservato la madre di una delle vittime.

"Sono disgustato dal nostro sistema legale, dai nostri giurati, per quale motivo allora abbiamo la pena di morte? Così si crea un precedente per la prossima sparatoria di massa", le ha fatto eco il padre di Alyssa Alhadeff, una delle bimbe uccise da Cruz.

(Unioneonline/l.f.)

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