Passa di misura la riforma costituzionale voluta dal presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan.

Il Sì alle nuove norme, sottoposte ieri a referendum, ha incassato il 51 per cento dei voti.

Le forze d'opposizione lamentano però "brogli", mentre il leader di Ankara pretende il rispetto del risultato, sia da parte dei partiti di minoranza, che degli altri Paesi, in particolare quelli europei e occidentali, critici nei confronti del nuovo assetto costituzionale, che stravolge il sistema parlamentare fondato nel 1924 dal padere della Repubblica turca, Mustafa Kemal Ataturk.

Ecco cosa prevede la riforma, che entrerà in vigore dal 2019, spiegato in 5 punti.

1) La carica di premier viene abolita. Il presidente - che può anche ricoprire cariche di partito - diventa sia capo di Stato che capo del Governo e può nominare i ministri senza consultare o avere l'approvazione del Parlamento.

2) Il presidente può bypassare il Parlamento, esercitando il potere esecutivo attraverso decreti.

3) Il presidente ha la facoltà di nominare 4 dei 13 membri del Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri.

4) Il capo di Stato può sciogliere il Parlamento in qualsiasi momento, ed entrambi possono convocare elezioni anticipate, anche se l'assemblea ha bisogno di tre quinti dei voti per farlo.

5) Il presidente resta in carica due mandati di cinque anni l'uno, ma se il Parlamento convoca elezioni anticipate durante il secondo mandato presidenziale, il capo di Stato può presentarsi alle nuove elezioni, dando il via a un nuovo conteggio di cinque anni.

Con questa procedura, lamenta l'opposizione, Erdogan potrebbe, semplicemente sciogliendo prima l'Assemblea, restare al potere fino al 2029 e addirittura fino al 2034.

Per questo, dopo la comunicazione del risultato della votazione, gli oppositori sono scesi in piazza a protestare in diverse città del Paese, chiedendo verifiche e riconteggi delle schede votate.

La commissione elettorale ha però garantito la regolarità del voto, giudicando "valide" le schede contestate.

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