Dopo ore di interrogatorio la polizia turca ha convalidato l'arresto di Deniz Yucel, corrispondente ad Ankara del quotidiano tedesco "Die Welt".

Il giornalista, in stato di fermo da due settimane, è accusato di propaganda terroristica e istigazione all'odio: aveva riportato, in alcuni articoli, delle mail del ministro dell'Energia turco (Berat Albayrak, che è anche genero del premier Erdogan) hackerate e diffuse da un collettivo di sinistra.

Quindi anche Yucel, oltre a 150 colleghi turchi, si trova ora nelle carceri di Recep Tayyip Erdogan, e la convalida del suo arresto ha scatenato tensioni diplomatiche tra Ankara e Berlino.

"È una decisione amara e deludente", ha detto la cancelliera Angela Merkel, parlando di una misura "sproporzionatamente dura, anche perché Yucel si è mostrato disponibile per aiutare nelle indagini".

Anche il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel, che oggi ha convocato l'ambasciatore turco a Berlino, ha parlato di "una decisione troppo dura e inadeguata, che non considera l'alto valore della libertà di stampa e di opinione".

"Il caso - ha continuato Gabriel - accende un faro abbagliante sulla differenza tra i nostri due Paesi nel rispetto dei principi del diritto e nella valutazione della libertà di stampa e di opinione: faremo tutte le pressioni possibili per far sì che il giornalista venga immediatamente liberato".

Intanto, sul fronte interno, Erdogan può gioire per il licenziamento di Sedat Ergin, direttore di "Hurriyet", uno dei più importanti quotidiani turchi, silurato da Dogan, gruppo editoriale che controlla la testata.

L'allontanamento di Ergin arriva dopo le durissime critiche rivolte stamane dal premier turco al quotidiano, che ha pubblicato un articolo su presunte tensioni tra il governo e i vertici dell'esercito.

Erdogan ha definito l'articolo "vergognoso e inutile", ha minacciato azioni legali e detto che il giornale "non ha il diritto di scrivere un articolo del genere".

Intanto comincia il maxi-processo per il fallito golpe dello scorso 15 luglio: sono 330 le persone alla sbarra.
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