"Mio figlio non era depresso al momento del disastro".

A due anni dallo schianto del volo Germanwings, in cui sono morte 150 persone, il padre del pilota Andreas Lubitz, considerato unico responsabile dell'incidente, cerca di modificare la versione ufficiale.

Nel giorno in cui sono previste le commemorazioni per le vittime, Guenter Lubitz ha parlato per la prima volta dalla strage convocando una conferenza stampa.

"Tutti credono alla teoria del copilota depresso da tempo - ha detto tra le lacrime - un assassino di massa, psicologicamente instabile, che ha scelto di schiantarsi sulle montagne. Noi siamo convinti che questa ricostruzione sia falsa", ha detto, aggiungendo che il figlio si era completamente ripreso dalla depressione in cui era caduto tra il 2008 e il 2009.

"Ma Andreas - sostiene - aveva ritrovato la forza e la gioia di vivere".

L'uomo ha poi puntato il dito contro la gestione del caso da parte delle autorità, che secondo lui avrebbero sequestrato le cartelle cliniche nonostante un esplicito divieto. Con lui alla conferenza stampa anche un esperto di aviazione, secondo cui all'origine dello schianto potrebbe esserci stato un guasto.

Il governo tedesco ha però respinto le insinuazioni. "Non c'è alcun motivo per mettere in dubbio la natura e i risultati dell'autorità investigativa", ha detto un funzionario del ministero dei Trasporti di Berlino.

Sconvolti anche i parenti delle vittime.
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