La Svezia, uno dei pochi Paesi che ancora non ha attuato il lockdown, vede crescere il numero di contagi rispetto ai Paesi più vicini e il premier socialdemocratico fa mea culpa.

"Non abbiamo fatto abbastanza", afferma Stefan Lofven, che ammette per la prima volta che la sua decisione di rimanere neutrale ha fallito. Ma allo stesso tempo, almeno per ora, non inasprisce le misure di sicurezza.

"Mi sembra ovvio che non abbiamo fatto abbastanza", dice alla tv svedese il primo ministro di fronte ai numeri che rivelano un calo di contagi e vittime sia nei Paesi più colpiti che in quelli a lui vicini. E valuta la chiusura di ristoranti e locali che continuano ad essere, almeno nella capitale, pieni di gente.

Sono 9.685 i casi di Covid-19 in Svezia, 870 le vittime. Per fare un raffronto, in Danimarca sono 247 i morti, in Norvegia 112, entrambi i Paesi hanno introdotto il lockdown a marzo.

Proccupa in particolare il fatto che la Svezua sia il Paese con il numero più basso di posti in terapia intensiva. Il Karolinska Institute dell'Università di Stoccolma ha già dato disposizione ai medici di fare scelte in caso di aggravamento della situazione: "Non saranno considerati una priorità gli anziani con più di 80 anni, così come i 70enni con problemi a un organo e 60-70enni su cui si riscontra una patologia a due o più organi".

(Unioneonline/L)
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