"Credo che Silvia sia viva e che tornerà. È una ragazza forte, una che non si lascia andare mai. Anche la conversione non ha senso. Non è da lei. E non per una questione religiosa, non ho mai pensato che fosse una praticante convinta e non ha mai commentato scelte religiose di tipo diverso. Ma ha troppo vivo il senso della famiglia, troppo forte il desiderio di tornare da loro. Al massimo ha fatto credere di essersi convertita per sopravvivere o per cercare una via d'uscita". Sono le parole affidate al quotidiano "Libero" da un'amica di Silvia Romano, la giovane milanese rapita a Chakama, in Kenya, a 80 chilometri da Malindi, il 20 novembre del 2018.

"Mi manca la sua voce - ha poi spiegato l'amica -. Mi manca quando la prendevo in giro perché era un disastro in macchina. E quando mi sgridava perché non voleva che guidassi se avevo bevuto un po'. È una vera rompiballe sai".

L'amica racconta anche di scriverle delle lettere. ''Ciao amica - dice uno degli ultimi messaggi - tra poco è il mio compleanno… tu non ci sei e io non ho intenzione di chiamare quel giorno il giorno del mio compleanno… tu non ci sei e io mi sento vuota e triste… mi sento come se nessuno mi capisse, come se nessuno si rendesse conto di quello che provo e sento… mi manca scriverti, mi manca dirti quello che mi sta succedendo, mi manchi tu, mi manca parlare con te, la tua voce, il tuo sorriso, il tuo tutto. Il tuo essere così serena e sempre felice.Mi manca la tua voglia di vivere, la tua energia... Posso solo immaginare quello che tu stia passando però ti prego, prova con tutte le tue forze a resistere e ti prego Silvy fallo per la tua famiglia, peri tuoi amici ma per te stessa soprattutto…Mi manchi, torna presto, io ti aspetto sono sempre qui… ti voglio bene''.

(Unioneonline/v.l.)
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