Lunghe file davanti a diversi seggi elettorali nel centro di Mosca dalle 12, ora russa in cui è scattato “Mezzogiorno contro Putin”, la protesta eredità di Alexei Navalny, l'oppositore morto il mese scorso in una colonia penale artica. Sulla storica via Arbat si era formata una coda di alcune centinaia di persone. La polizia si limita a sorvegliare la situazione e regolare il flusso degli elettori. Diversi media e social mostrano anche file in altri seggi, fra cui uno a San Pietroburgo. 

Vladimir Putin intanto va verso il plebiscito. I dati ufficiali riferiscono di una partecipazione massiccia degli elettori alle presidenziali, anche nei territori ucraini annessi, mentre nei seggi si moltiplicano quelli che le autorità definiscono «atti di vandalismo» (almeno 70 i fermi in tutta la Russia per le proteste ai seggi, secondo l'ong Ovd-Info) ai quali Mosca risponde accusando i Paesi occidentali di averli ispirati e i loro diplomatici in Russia di «interferenze» nel voto.

La Commissione elettorale centrale (Cec) ha stimato che l'affluenza in tutto il Paese ha raggiunto il 55% alla fine della seconda delle tre giornate di votazioni, che si concluderanno oggi. Il dato finale potrebbe quindi superare notevolmente il 67% registrato nelle elezioni del 2018, quando si votò per un solo giorno. A spiccare sono i dati relativi alle regioni ucraine parzialmente occupate dalle truppe di Mosca e annesse alla Russia, dove le operazioni di voto erano cominciate fin dal 25 febbraio. In quella di Zaporizhzhia si parla del 72%. Mentre i dati resi noti nella serata di venerdì mostravano un 69% in quelle di Donetsk e Kherson e un 36% in quella di Lugansk. Per quanto riguarda i risultati, il vice capo della Cec, Nikolai Bulayev, ha annunciato che i primi parziali cominceranno ad essere resi noti dopo le 21 di stasera, ora di Mosca (le 19 in Italia), un'ora dopo quindi la chiusura dei seggi nella capitale.

Sempre la Cec ha reso noto che sono almeno 29 i seggi, in 20 regioni russe, dove sono avvenuti «atti di vandalismo». In 20 seggi è stato versato inchiostro nelle urne, in otto si sono registrati tentativi di appiccare le fiamme e in uno è stato lanciato un fumogeno. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha puntato il dito direttamente contro i Paesi occidentali, accusandoli di «incitare persone, che sono evidentemente in connessione con loro, ad andare ai seggi e a commettere questi atti di estremismo». Diplomatici di questi Paesi in Russia, ha aggiunto la portavoce intervenendo a una conferenza, «stanno facendo di tutto per interferire nel voto».

Una deputata russa, Yana Lantratova, ha annunciato che nei prossimi giorni sarà messo a punto un disegno di legge che prevede pene fino a otto anni di reclusione per chi tenti di interrompere le elezioni mediante incendio doloso o altri mezzi pericolosi. E non a caso Lantratova fa parte della commissione della Duma, la camera bassa del Parlamento, incaricata di indagare sulle ingerenze di Stati stranieri. 

(Unioneonline/D)

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