Smacco di Vladimir Putin a Joe Biden: il presidente russo ha concesso la cittadinanza a Edward Snowden, la talpa del Datagate che nel 2013 si era rifugiato proprio in Russia dopo essere scappato dagli Usa per aver rivelato tutti i segreti del sistema di spionaggio americano.

Una mossa dal forte valore simbolico e politico, una provocazione dello zar fatta non a caso mentre i rapporti tra Mosca e Washington sono ai minimi storici.

“Edward Joseph Snowden, nato il 21 giugno 1983 negli Stati Uniti d'America, è indicato nell'elenco di coloro che hanno ricevuto la cittadinanza russa”, ha scritto l'agenzia russa Tass, citando un decreto emesso oggi da Putin. L'ex agente della National Security Agency (Nsa) aveva annunciato nel novembre del 2020 di voler ottenere la cittadinanza russa, pur mantenendo quella statunitense. “Dopo anni di separazione dai nostri genitori, mia moglie ed io non desideriamo essere separati da nostro figlio”, aveva scritto Snowden, che in Russia già aveva un permesso di residenza illimitato.

Non cambia nulla”, è la secca reazione del portavoce del Dipartimento di Stato Ned Price, che ha assicurato che “la giustizia americana continuerà a perseguirlo” per la diffusione di informazioni classificate, così come sta facendo da anni con Julian Assange.

Ex tecnico della Cia e fino a giugno 2013 collaboratore di un'azienda consulente della National Security Agency, Snowden abbandonò il suo lavoro. Poi, deluso per i programmi in cui era stato coinvolto, fu ignorato dalla Nsa, cui aveva sollevato le sue preoccupazioni etiche.

Quindi la fuga a Hong Kong e la divulgazione dei segreti che fecero scattare l’immediata reazione statunitense. Alla fine di una fuga rocambolesca si è ritrovato a Mosca.

Snowden ha rivelato migliaia di documenti secretati della Nsa e i dettagli di diversi programmi di sorveglianza di massa del governo Usa e di quello britannico. Rivelazioni che finirono sulle prime pagine dei principali quotidiani, dal Guardian al Washington Post.

(Unioneonline/L)

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