Polveriera Libano: esplodono i walkie talkie, oltre 20 morti e 450 feriti. Gallant: «Nuova fase della guerra»
Hezbollah: «La vendetta sarà sanguinosa». Israele sposta le truppe al nordSono almeno 20, secondo il ministero della Salute libanese, i morti per le esplosioni dei walkie talkie e delle radio in dotazione ai militari di Hezbollah, episodi che arrivano all’indomani dello scoppio dei cercapersone che avevano provocato altri 18 morti accertati e migliaia di feriti. Circa 500 anche le persone finite in ospedale.
Uno scenario che ha gettato il paese nel caos, con migliaia di persone che in molte città si sono riversate nelle strade per protesta e con il premier, Najib Mikati, che ha dichiarato che il suo governo si sta preparando a "possibili scenari" di una grande guerra con Israele.
Walkie talkie militari e strumenti per rilevare le impronte digitali sono detonati in diverse località del Paese, tra cui il distretto di Dahiya a Beirut, roccaforte del gruppo sciita, e nel Libano meridionale. Le immagini rilanciate dai media locali mostrano appartamenti in fiamme, auto bruciate, denso fumo nero, gente in fuga.
Testimoni hanno riferito di numerose ambulanze che portavano i feriti in ospedale.
Altre esplosioni sono state segnalate dai media sauditi in Iraq, nel quartier generale dell'organizzazione terroristica al Hashd al Shaabi a Mosul, nello stesso momento delle deflagrazioni in Libano. Alla periferia sud di Beirut, esplosioni di dispositivi sono avvenute mentre si svolgevano i funerali di membri di Hezbollah uccisi martedì negli attacchi con i cercapersone. In 1.600 sarebbero ancora ricoverati negli ospedali con ferite anche molto gravi. Cinquecento miliziani hanno perso la vista quando il loro pager è finito in mille pezzi. E anche l'ambasciatore iraniano a Beirut avrebbe perso un occhio e 19 pasdaran sarebbero rimasti uccisi in Siria.
Alla vigilia del discorso pubblico del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il cugino e presidente del Consiglio esecutivo del gruppo Hashem Safieddine è stato chiaro: «Questi attacchi saranno sicuramente puniti in modo unico, ci sarà una vendetta sanguinosa», ha detto.
Nel mentre Israele tace. Nonostante l'esecrazione di mezzo mondo, le istituzioni di Gerusalemme non hanno battuto ciglio sul 'beeper affair' per due giorni consecutivi. Teheran ha accusato l'intero Occidente di "ipocrisia" e Israele di "strage". Mosca ha parlato di "guerra ibrida", il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha avvisato del "grave rischio di drammatica escalation in Libano", con il Consiglio di sicurezza che ha fissato una riunione di emergenza per venerdì. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, in visita al Cairo per i negoziati su Gaza che continuano sottotraccia, ha escluso che Washington fosse a conoscenza o coinvolta nel cyberattacco. Ma l'operazione che ha letteralmente lasciato storditi i miliziani sciiti a quanto pare non poteva più essere rimandata. Secondo fonti Usa citate da Axios, ad innescarla sarebbe stato il timore che l'intelligence di Hezbollah stesse per scoprire il creativo raid informatico: "È stato un momento 'use it or lose it'", avrebbe comunicato Israele agli Stati Uniti sul timing dell'attacco. Un ex funzionario israeliano ha spiegato che i servizi avevano pianificato di usare i cercapersone con trappole esplosive come colpo di apertura in guerra per paralizzare i combattenti di Nasrallah. E per ridurre le vittime civili. Ma negli ultimi giorni sembrava che il segreto stesse per trapelare e Benyamin Netanyahu ha dato segnale verde.
Ieri in serata dallo Stato ebraico si è alzata la voce del ministro della Difesa Yoav Gallant: «Il centro di gravità si sta spostando verso nord attraverso il trasferimento di risorse e forze. Siamo all'inizio di una nuova fase del conflitto», ha detto alle truppe. Confermando le indiscrezioni del mattino secondo cui un'intera divisione aveva lasciato il sud di Gaza per raggiungere il confine con il Libano.
A rafforzare il timore di un'escalation a breve il fatto che il capo di stato maggiore Herzi Halevi ha approvato i piani di attacco e difesa per la regione settentrionale: «Israele è pronto a utilizzare capacità militari non ancora impiegate. Hezbollah dovrà pagare un prezzo elevato se continuerà il conflitto», ha avvertito.
Nel frattempo l'azienda giapponese Icom ha dichiarato di aver smesso di produrre "circa dieci anni fa" i walkie-talkie con il suo marchio esplosi ieri in Libano. «L'IC-V82 è una radio portatile che è stata prodotta ed esportata, anche in Medio Oriente, dal 2004 all'ottobre 2014. È stata interrotta dalla produzione circa 10 anni fa e da allora non è stata più spedita dalla nostra azienda», ha affermato
Icom.
(Unioneonline/v.l.)