Un affronto in piena regola, arrivato nel giorno del 40esimo anniversario dell'occupazione dell'ambasciata statunitense che scatenò la crisi degli ostaggi, durata 444 giorni.

L'Iran ha annunciato nuove massicce violazioni dell'accordo sul nucleare, da cui Donald Trump si era ritirato unilateralmente lo scorso anno.

Negli ultimi due mesi Teheran ha decuplicato la sua produzione di uranio a basso arricchimento, portandola da 450 grammi a 5 chili, e raddoppiato il numero delle centrifughe nucleari avanzate. Le riserve di uranio della Repubblica islamica hanno così superato i 500 chili, rispetto al tetto di 300 consentito dall'intesa del 2015.

Davanti alle telecamere della tv di Stato il capo dell'Organizzazione per l'energia atomica, Ali Akbar Salehi, ha messo in funzione 30 nuove centrifughe nel sito nucleare di Natanz.

L'iniziativa, fa sapere Teheran, arriva con "4-5 anni di anticipo come conseguenza delle attuali sfide politiche che sta affrontando il Paese, in modo da mostrarne la determinazione e le capacità".

Come se non bastasse, questa mattina il presidente Hassan Rohani ha fatto sapere che l'Iran inizierà ad iniettare uranio in 1044 centrifughe, allontanandosi ulteriorimente dall'accordo. Tutto mentre a Teheran i manifestanti tornano ad innalzare cartelli per augurare "morte all'America e a Israele".

Gli Usa hanno varato nuove sanzioni contro nove membri dell'entourage della guida suprema Ali Khamenei: "Questa misura riduce ulteriormente la capacità della guida suprema di mettere in opera la sua politica di terrore e oppressione", ha dichiarato il segretario al Tesoro Steven Mnuchin.

"Finché l'Iran non cambierà il suo comportamento ostile, continueremo ad imporre sanzioni devastanti", ammonisce la Casa Bianca, mentre l'Unione Europea ribadisce la sua "preoccupazione" e sottolinea che il suo sostegno all'intesa dipende "dal pieno rispetto dei suoi impegni da parte di Teheran".

(Unioneonline/L)
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