È una doppia umiliazione quella che si è consumata nelle ultime 48 ore nelle aule del Palazzo di Westminster e per la Premier britannica, reduce dagli incontri positivi a Bruxelles, diminuiscono le speranze di una ratifica da parte del Parlamento inglese dei negoziati tra Ue e Gran Bretagna.

Come a dire che per Theresa May l'ostacolo maggiore rischia di essere entro i confini nazionali e non nei palazzi delle istituzioni europee.

Il Governo conservatore è infatti stato battuto due volte: con una mozione che sancisce come oltraggio al Parlamento la mancata pubblicazione integrale del parere legale sulle conseguenze dell'intesa siglata a Bruxelles e con un emendamento che, in caso di bocciatura degli accordi sulla Brexit, legherà le mani alla Premier su ogni possibile ulteriore opzione.

Una bufera, insomma, che si abbatte direttamente su Theresa May, accusata di "fuorviare il Parlamento", per non aver reso noto in forma integrale il parere del procuratore generale Goeffrey Cox, in particolare sulla questione dell'unione doganale europea, il cosiddetto "backstop", secondo cui, dopo l'accordo tra Londra e Bruxelles, la Gran Bretagna sarebbe costretta ad accettare per un tempo indeterminato la permanenza dell'Irlanda del Nord nel mercato comune europeo, perdendo, di fatto, una parte di sovranità su quel territorio.

Ma l'indeterminatezza riguarda in generale tutti i futuri negoziati tra Londra e Bruxelles, almeno secondo il parere del procuratore Cox, che Theresa May è stata costretta a divulgare per intero su richiesta del Parlamento.

E se non bastasse da Strasburgo arriva la notizia che l'Avvocato generale della Corte di Giustizia europea ha riconosciuto ai cittadini britannici il diritto a ripensare la Brexit.

(Unioneonline/b.m.)

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