Prigioniero del Covid per oltre 500 giorni, per la precisione 505. 

E' la drammatica esperienza di un paziente “da record” la cui storia è diventata un caso clinico all’attenzione degli esperti del King's College London e Guy's and St Thomas' NHS Foundation Trust. Le hanno tentate tutte per farlo negativizzare con anticorpi e antivirali. Ma non c’è stato nulla da fare, è morto.

Lo studio del caso è stato presentato a Lisbona, al congresso della Società Europea di Microbiologia Clinica e Malattie Infettive, assieme a quello di un paziente con l'infezione da oltre 412 giorni e altri sette casi, tutti immunodepressi per malattie (Hiv, tumori) o terapie in corso con farmaci immunosoppressori, quindi con difese immunitarie non in grado di contrastare il virus. 

Condotto da Luke Blagdon Snell, lo studio porta avanti l'ipotesi che le nuove varianti del virus SarsCoV2 si siano formate proprio in questi pazienti dal sistema immunitario indebolito che non riescono a guarire. E proprio per verificare questa possibilità, gli esperti britannici hanno periodicamente sequenziato il genoma del virus nei nove pazienti e riscontrato l'insorgere, nel corso dei mesi, di modifiche genetiche (mutazioni) come quelle presenti in varianti note come Alfa, Delta e Omicron.

Cinque pazienti presentavano l'insorgenza di almeno una mutazione nel genoma virale; alcuni più di una tra quelle legate alle diverse varianti del SarsCoV2; in un caso le mutazioni erano ben 10, nelle varianti Alfa, Gamma e Omicron. Cinque dei nove pazienti descritti nello studio sono sopravvissuti al virus; due lo hanno sconfitto da soli, due dopo aver ricevuto anticorpi monoclonali e antivirali, l'ultimo ha ancora l'infezione da 412 giorni, nonostante la terapia con anticorpi e, se non si negativizzerà, potrebbe superare il record dei 505 giorni dell'altro paziente deceduto. 

Gli esperti hanno documentato anche il primo caso di infezione occulta: il paziente, negativo ai test, è risultato poi di nuovo positivo a una variante che nel Paese non circolava più. Per gli studiosi è la prova che il virus era rimasto nascosto nel suo organismo da lungo tempo. L'infezione occulta è un fenomeno che era noto per altri virus, come l'Ebola, ma non per il coronavirus.

(Unioneonline/D)

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