Sono 22, fino ad ora, i cadaveri ripescati dalla marina tunisina a Kraten, al largo delle isole Kerkennah, dopo il naufragio di un barcone con 53 migranti subsahariani a bordo partito da Sfax, seconda città della Tunisia, nella notte tra il 4 ed il 5 giugno e diretto verso le coste italiane.

Il portavoce ufficiale del tribunale di Sfax, Mourad Turki, ha annunciato l'apertura di un'indagine.

Le autorità tunisine, con l'aiuto di unità subacquee, sono ancora al lavoro per cercare eventuali superstiti. ''Il numero di morti sarà sicuramente più alto, ma al momento non si può sapere con esattezza quante persone stavano tentando la traversata", ha dichiarato in una nota Romdhane Ben Amor, del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftes). ''Contestiamo l'attribuzione della provenienza delle persone solo sulla base del loro colore. Esistono anche tunisini con la pelle nera".

Intanto il Ftdes ha accusato in un comunicato la politica di non accoglienza dell'Unione europea, ''disposta a tutto pur di ostacolare l'arrivo dei migranti". Il Forum, già noto per le sue posizioni contrarie alle politiche europee in tema migratorio, chiede anche alle autorità tunisine di trattare con dignità i cadaveri delle vittime, assicurando loro una degna sepoltura e prelevando dei campioni di Dna al fine di inserirli in un database accessibile alle famiglie alla ricerca dei loro cari.

Nel mese di maggio la guardia costiera tunisina ha bloccato 1.243 persone pronte a salpare illegalmente, il 68% delle quali di origine subsahariana e il 32% tunisina. Numeri che non si registravano così alti dal 2011/2012.

(Unioneonline/v.l.)
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