C'è anche un italiano fra i tre uomini bruciati vivi sulla spiaggia di Nosy Be, in Madagascar, da una folla inferocita perché sospettati di essere dei trafficanti d'organi. Secondo alcuni testimoni i nomi di quelli uccisi giovedì mattina sarebbero Sébastien e Roberto Gianfalla; il Quai d'Orsay ha già confermato che il primo era francese, la Farnesina ha dichiarato che il secondo è italiano ma aveva anche la cittadinanza francese; mentre l'ultimo è stato arso vivo (almeno questo dicono fonti locali) in un secondo momento sempre a Nosy Be.

Dopo il ritrovamento del cadavere di un bimbo di otto anni, con i genitali e la lingua tagliata, si è scatenata la caccia all'uomo, che ha dato luogo anche a tumulti e assalti a un commissariato incaricato delle indagini, fino a quando alcuni residenti hanno catturato due uomini e li hanno portati sulla spiaggia di Ambatoloaka. Sembra che entrambi avessero confessato sotto tortura di essere gli autori del delitto del bambino e di trafficare in organi, prima che di essere impiccati e bruciati. La polizia avrebbe ritrovato degli organi umani nel frigorifero di un appartamento in cui vivevano i due stranieri. Nel pomeriggio, un terzo uomo è stato prelevato e ha subito la stessa fine degli altri due.

Le autorità transalpine raccomandano ai francesi presenti a Nosy Be di non spostarsi e hanno fatto chiudere temporaneamente la scuola francese dell'isola.

L'ITALIANO - Roberto Gianfalla era originario di Palermo, città da cui era partito diversi anni fa e nella quale non avrebbe più alcun parente stretto. Separato dalla moglie, ha due figli. "Qui viveva come un vagabondo - ricorda il gioielliere di via Meli - Stava in una casa diroccata qui vicino; era un ragazzo buono, ma a volte perdeva il controllo. Lo abbiamo aiutato parecchie volte comprandogli cibo, vestiti e un fornellino a gas per cucinare". Disoccupato, Gianfalla sembra avesse poca voglia di lavorare: "Una volta gli trovati un'occupazione in una pizzeria - continua il commerciante - Ma dopo un mese lo lasciò perché diceva che era un mestiere troppo faticoso".
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