Stop alle connotazioni religiose delle festività, quindi stop al generico “Natale” dando per scontato che siano tutti cristiani. Via ogni riferimento di genere e mai presumere l'orientamento sessuale di una persona.

E’ quanto stabiliscono le linee guida della Ue in un documento interno per la comunicazione delle istituzioni comunitarie : "Ogni persona in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale", si legge nel testo di una trentina di pagine dal titolo “Union of Equality”, senza riferimenti di "genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale". 

In quest’ottica è meglio "non usare nomi propri tipici di una specifica religione", cercando di "evitare di dare per scontato che tutti siano cristiani". Ci sono anche esempi: invece di "Natale è stressante" l'esecutivo europeo invita ad utilizzare l’espressione “Le festività sono stressanti". E ancora: la frase “Maria e John sono una coppia internazionale” andrebbe sostituita con “Malika e Giulio sono una coppia internazionale”.

Non solo, devono sparire anche “Miss o Mrs” (signorine e signore) sostituite da un più generico “Ms”. Come si legge nel decalogo: "Non usare nomi o pronomi che siano legati al genere del soggetto; mantenere un equilibrio tra generi nell'organizzazione di ogni panel; se si utilizza un contenuto audiovisivo o testimonianze, assicurarsi la diversità sia rappresentata in ogni suo aspetto; non rivolgersi alla platea con le parole 'ladies' o 'gentleman' ma utilizzare un generico 'dear colleagues'; quando si parla di transessuali identificarli secondo la loro indicazione; non usare la parola 'the elderly' (gli anziani) ma 'older people (la popolazione più adulta, ndr); parlare di persone con disabilità con riferimento prioritario alla persona". 

LA POLEMICA – Indicazioni che hanno scatenato una vera bufera, innescata soprattutto dalle forze conservatrici: "In un documento della Commissione Ue" si invitano i dipendenti "a non riferirsi espressamente al periodo natalizio e a non utilizzare solo nomi cristiani come 'Maria o Giovanni' perché ritenuti lesivi delle diverse sensibilità religiose", scrivono gli eurodeputati di FI guidati da Antonio Tajani: "La Commissione intende modificare queste linee guida, nel rispetto delle radici cristiane dell'Unione europea?". 

"La nostra storia e la nostra identità non si cancellano", twitta la leader di Fdi, Giorgia Meloni. 

"Nell'era della suscettibilità, anche chiamare le cose con il proprio nome o augurare buon Natale è diventato un atteggiamento discriminatorio da perseguire nel nome del politicamente corretto che tanto piace alla sinistra e alla maggioranza che mal governa in Ue – il commento del presidente del gruppo Id all'Europarlamento Marco Zanni e il capodelegazione della Lega a Strasburgo Marco Campomenosi -. Pretendono di cambiare ciò che non piace loro partendo dal linguaggio, imponendo la neolingua del pensiero unico: una deriva sbagliata e pericolosa, che sempre più spesso sfocia negli estremismi della cancel culture e nell'abbattimento di simboli della storia, con buona pace di tolleranza, dialogo e rispetto".

IL CHIARIMENTO – In serata è arrivata la precisazione all’Ansa di  fonti della commissione Ue: "Non vietiamo o scoraggiamo l'uso della parola Natale, è ovvio. Celebrare il Natale e usare nomi e simboli cristiani sono parte della ricca eredità europea. Come Commissione, siamo neutrali sulle questioni delle religioni, abbiamo un costante dialogo con tutte le organizzazioni religiose e non confessionali". Si tratta di “un documento interno preparato ad un livello tecnico con l'obiettivo di aumentare la consapevolezza di una comunicazione inclusiva".

Circa il 44% degli europei, ricordano le fonti, è di fede cattolica, circa il 10% rispettivamente di fede ortodossa e protestante. Il 26% si dichiara non appartenente ad alcuna religione, il 2% è musulmano, lo 0,6% buddista e circa un milione appartiene alla fede ebraica. "Le differenti religioni, gli atei e gli agnostici sono parte di un'Ue integrata. Come altre organizzazioni noi prepariamo linee guida interne in diverse aree" ed "è importante dare spazio alla diversità e alla ricchezza della cultura europea. Questo è l'obiettivo generale", spiegano ancora dalla Commissione. "Certo - ammettono - possiamo sempre discutere degli esempi fatti. Potevano forse essere migliori”.

(Unioneonline/D)

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