“I messaggi privati pubblicati sui siti di incontri dal proprio coniuge possono essere usati in una causa di divorzio”. Questo, però, solo se la divulgazione della corrispondenza ha un effetto “limitato” sulla privacy.

Lo ha stabilito la Cedu (Corte europea dei diritti umani), chiamata a esaminare il caso di una donna portoghese, che si era lamentata del fatto che il marito non era stato condannato dai tribunali del Paese lusitano per aver inserito – e quindi divulgato – tra le carte della causa di divorzio alcuni messaggi che lei aveva scritto ad altri uomini su un sito di incontri mentre era ancora sposata.

Un'azione che, secondo la donna, rappresenta avrebbe appunto violato la sua privacy.

Nella sua sentenza, però, la Cedu si è pronunciata a favore dei giudici portoghesi ritenendo che "gli effetti della divulgazione dei messaggi contestati sulla vita privata del ricorrente erano limitati", in quanto "sono stati divulgati solo nell'ambito di procedimenti civili" ai quali il pubblico ha "limitato" l'accesso. Inoltre, i messaggi in questione "non sono stati esaminati concretamente" in quanto il tribunale della famiglia di Lisbona non si è "pronunciato nel merito delle richieste formulate dal marito", sostiene la Corte. 

(Unioneonline/l.f.)

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