"Mi hanno dato una maschera per il viso e ho ricevuto litri e litri di ossigeno, è stato un momento difficile, non lo nego".

A parlare è il premier britannico Boris Johnson, scampato al coronavirus che lo ha costretto al ricovero in terapia intensiva.

L'inquilino di Downing Street, che ieri ha dato al figlio il nome dei medici che lo hanno curato, ripercorre in un'intervista al Sun i momenti più delicati e drammatici della sua malattia.

"Ero consapevole - afferma - che c'erano piani d'emergenza in atto. I medici avevano tutti i tipi di accordi su cosa fare se le cose fossero andate male".

Il momento più difficile è stato quando ha avuto piena consapevolezza della sua situazione. E' arrivato "quando sono stato collegato ai monitor e trasferito in terapia intensiva".

"Era difficile credere che in pochi giorni la mia salute si fosse deteriorata a tal punto, mi sono sentito frustrato", ricorda. "Non riuscivo a capire perché non stavo migliorando". Altro momento durissimo "quando le probabilità erano 50 e 50 se mettermi un tubo nella trachera".

Ora, contina il primo ministro, "sono guidato da un desiderio travolgente di rimettere in piedi il nostro Paese, di nuovo in salute, e sono molto fiducioso che ci arriveremo".

(Unioneonline/L)
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