I quattro agenti di polizia arrestati per la scomparsa dei tre italiani, spariti il 31 gennaio scorso a Tecalitlàn, nella regione di Jalisco (Messico), sono stati incriminati.

Gli agenti - secondo quanto riferito dal governatore dello Stato - hanno confessato di aver consegnato gli italiani a una banda criminale locale. Le ricerche dei tre napoletani, Raffaele ed Antonio Russo, padre e figlio, e il cugino Vincenzo Cimmino, vanno avanti da settimane.

Secondo i media locali, i poliziotti ora rischiano 40 anni di carcere.

Un altro figlio di Raffaele Russo, Francesco, aveva detto nei giorni scorsi che i suoi parenti erano stati "venduti a una banda per 43 dollari". L'area in cui i tre sono scomparsi è controllata da uno dei più potenti cartelli criminali del Messico, Jalisco New Generation.

Intanto, non è ancora del tutto chiaro che cosa i tre italiani stessero facendo nel Paese. La Bbc cita il procuratore locale, che ha riferito di avere informazioni secondo cui avrebbero venduto generatori e macchinari agricoli di bassa qualità a costi elevati, spacciandoli per costosi prodotti di alta gamma.

I loro familiari continuano a negare che stessero conducendo qualsiasi attività illegale.

(Unioneonline/s.a.)

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