Mancano tre settimane all’incoronazione di Re Carlo d’Inghilterra e della Regina Camilla ma i preparativi stanno subendo forti ritardi dovuti a una serie di problemi organizzativi.

Lo rivela il tabloid Mirror in prima pagina, che parla addirittura di «caos» attorno alla solenne cerimonia in programma il 6 maggio nell'abbazia di Westminster.

Tra le ragioni dei ritardi il principe ribelle Harry, emigrato negli Usa con la consorte Meghan dopo il traumatico strappo del 2020 dai Windsor. Il secondogenito di re Carlo ha sciolto la riserva solo oggi e ha confermato la sua presenza precisando tuttavia che la moglie non ci sarà

La risposta così in ritardo, sempre secondo il tabloid, ha avuto una ricaduta diretta sulla complessa disposizione dei posti nella cerimonia, non ancora ultimata. Ma ci sono anche discussioni sul percorso del corteo, con la proposta di ridurlo per una ragione di costi. Dubbi anche sul cerimoniale da seguire all'interno dell'abbazia: non è chiaro ancora se le donne debbano indossare i loro diademi prima dell'ingresso della regina.

E ci sono timori riguardanti Carlo III, che potrebbe inciampare in diretta e davanti a milioni di telespettatori per le ingombranti vesti previste per il sovrano nell'incoronazione. Per evitare ogni inconveniente i reali si esercitano di frequente a Palazzo in una struttura appositamente costruita che riproduce l'abbazia di Westminster.

Su tutto ciò piovono nuove indiscrezioni sulla defunta Regina Elisabetta e sul modo con cui avrebbe risolto, a fine 2001, il dilemma in casa Windsor su chi, fra William e Harry, figli allora adolescenti di Carlo e Diana, sarebbe stato spendibile in prima linea nella missione di guerra in Afghanistan fra i militari del contingente britannico schierato al fianco degli alleati nella sanguinosa campagna che in quei mesi si avviava contro i Talebani dopo l'attacco terroristico agli Usa dell'11 settembre.

A rivelare il retroscena è oggi il vecchio generale a riposo sir Mike Jackson, a quel tempo comandante dell'esercito di Sua Maestà, intervistato fra i testimoni di spicco d'un nuovo documentario firmato Itv dal titolo “The Real Crown”. La novità vera contenuta nelle parole di Jackson è che la Regina Elisabetta II inizialmente manifestò in effetti l'intenzione di preparare entrambi i nipoti a partire per Kabul.

Sono cresciuti «a mie spese, quindi devono fare il loro dovere», tagliò corto in un primo momento l'inflessibile nonna-sovrana, figlia di Giorgio VI e della Seconda guerra mondiale. Salvo tuttavia rivedere e correggere questa indicazione dopo le consultazioni di rito con gli alti comandi, i vertici dei servizi segreti dell'MI6, i supremi funzionari di corte.

E convincersi che William andava protetto dal pericolo di cadere sotto il fuoco nemico; a differenza del minore Harry, considerato figura sufficientemente importante dal punto di vista simbolico per assicurare una presenza diretta della Royal Family ma evidentemente anche più sacrificabile, nella peggiore delle ipotesi, sotto il profilo di un potenziale vulnus alla continuità della dinastia.

«Alla fine fu deciso che per William, erede al trono, il rischio era troppo grande; mentre per suo fratello minore era accettabile», la spiegazione di sir Mike. Parole destinate a rigirare il coltello fra le ferite dell'animo di Harry: fiero da sempre delle due missioni compiute valorosamente in divisa da elicotterista in terra afghana dal 2007 e poi dal 2012; ma anche a disagio con quell'etichetta di principe di riserva, se non ruota di scorta della famiglia reale. “Spare”, appunto, come il titolo della recente autobiografia bestseller.

(Unioneonline/D)

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