Un gigantesco impianto siderurgico – uno dei più grandi d’Europa – capace di produrre ogni anno 4 milioni di tonnellate di semilavorati dell’acciaio. Un dedalo di altoforni, fornaci, capannoni, uffici ed edifici di servizio. Questo sopra, in superficie. Nel sottosuolo, invece, cunicoli, tunnel, magazzini sotterranei. Bunker perfetti in caso di attacco. 

Stiamo parlando dell'acciaieria di Azovstal di Mariupol, dove si trova asserragliata l’ultima resistenza dell’esercito dell’Ucraina che da settimane sta cercando di tenere testa alle truppe russe, decise a prendere il completo controllo della città portuale sul mar d’Azov, diventata un simbolo della strenua opposizione delle truppe di Kiev ai battaglioni invasori del Cremlino. 

Nella colossale fabbrica si sono rifugiati, con l’avanzare delle armate di Mosca, centinaia e centinaia di soldati di Kiev: quelli del famigerato battaglione Azov, ma anche quelli di altri reparti, cui si sono aggiunti combattenti volontari, alcuni dei quali da Paesi europei e dal Canada. Forse anche alcuni mercenari. E poi ci sono i civili che non sono riusciti a lasciare la città utilizzando i corridoi umanitari aperti, tra mille difficoltà (e anche bluff), nel corso di quasi due mesi di conflitto.

GLI ORDINI DI PUTIN – In totale, da quanto si apprende, all’Azovstal di Mariupol sarebbero arroccate oltre duemila persone, mentre, come sbandierato da Vladimir Putin nell’ultimo colloquio con il suo ministro della Difesa Sergej Shoigu, il resto della città sarebbe stato ormai del tutto “liberato” e in pieno controllo dell’esercito di Mosca (anche se gli Usa sostengono che “non ci sono prove” dell’effettiva conquista). 

L'impianto dopo i raid russi (Ansa)
L'impianto dopo i raid russi (Ansa)
L'impianto dopo i raid russi (Ansa)

“BLOCCO TOTALE” – Lo stesso Putin ha ordinato ai suoi (VIDEO) di non procedere all’assalto dell’impianto (fondato proprio dai russi, o meglio dal Presidio del Soviet Supremo dell'Urss, negli anni Trenta del ‘900), per non mettere a repentaglio le vite dei soldati di Mosca nell’inevitabile guerriglia che si innescherebbe nei meandri della fabbrica. Senza contare i danni che subirebbe l’impianto, che poi, in caso di vittoria, la Russia dovrebbe rimettere in sesto (come accadde dopo i raid aerei tedeschi durante la Seconda guerra mondiale).

Lo Zar ha però invitato i suoi generali a mantenere il blocco totale attorno all’impianto, affinché – ipse dixit – “da quelle catacombe non possa uscire una mosca", bensì “solo chi si depone le armi”.

"ULTIME ORE” – L’obiettivo del Cremlino è ottenere una resa totale dei resistenti che, dal canto proprio, più volte in queste settimane di assedio hanno rifiutato gli ultimatum nemici. Questo nonostante la situazione venga dipinta come ormai disperata, al punto che un ufficiale dell’esercito ucraino asserragliato nell’impianto, Sergey Volyn, ha scritto su Facebook nei momenti più duri dell’offensiva russa: “Quelli che stiamo vivendo potrebbero essere i nostri ultimi giorni, le nostre ultime ore".

Sergey Volyn, comandante della 36a Brigata asserragliata all'interno delle Acciaierie (da Facebook)
Sergey Volyn, comandante della 36a Brigata asserragliata all'interno delle Acciaierie (da Facebook)
Sergey Volyn, comandante della 36a Brigata asserragliata all'interno delle Acciaierie (da Facebook)

(Unioneonline/l.f.)

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