In catene, con le manette strette su polsi e caviglie e un cinturone in vita, tenuta al guinzaglio dalla polizia penitenziaria ungherese. Così è stata portata in tribunale oggi Ilaria Salis, detenuta in carcere a Budapest dallo scorso febbraio con l’accusa di aver aggredito due militanti neonazisti durante una manifestazione. Il processo all’insegnante 39enne di origini sarde è iniziato stamattina alle 9, quando ha fatto ingresso in aula, ed è durato tre ore e mezza. Una scena che ha fatto mobilitare il governo, con l’intervento del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e di quello alla Giustizia, Carlo Nordio.  

Il processo

La donna rischia sino a 24 anni di carcere. Ma, a far preoccupare famiglia, amici e il suo legale, sono in primis le condizioni in cui è tenuta nel penitenziario, che sarebbero «disumane». Durante l’udienza di oggi – svoltasi di fronte a una “corte municipale – l’imputata si è dichiarata non colpevole e ha comunicato con i magistrati attraverso una traduttrice. Con lei c'erano anche due coimputati, un uomo e una donna tedeschi, anche loro accusati di aggressioni compiute nel febbraio scorso nelle strade della città ad estremisti di destra. In aula poi gli avvocati degli altri due hanno presentato le loro richieste probatorie, ma – come spiega l’avvocato Eugenio Losco – Salis non le ha potute presentare perché a differenza degli altri non ha avuto modo di accedere agli atti, visto che buona parte non è stata tradotta. Le accuse stesse si baserebbero su materiali audio e video che non sono stati visionati.

L’accusa

Il processo poi è stato aggiornato al 24 maggio ma potrebbe esserci un’ulteriore udienza a ottobre. Una magistrata ha parlato a lungo esponendo l'atto di accusa che ha portato al rinvio a giudizio secondo il quale gli imputati fanno parte di un'organizzazione estremista di sinistra, formata in Germania e composta da soprattutto giovani che, oltre partecipare a manifestazioni e dimostrazioni, avevano pianificato di lottare con aggressioni fisiche contro simpatizzanti di estrema destra di ideologia neonazista e neofascista. Salis, presentata come l'imputata principale, sempre secondo la pm avrebbe partecipato a più aggressioni «causando lesioni corporali aggravate, in "associazione per delinquere", a due persone e avrebbe concorso in un reato simile ai danni di una terza». Vista la pericolosità degli atti compiuti, la magistrata ha chiesto come previsto una pena di 11 anni di carcere. 

L’avvocato

In attesa di maggio, spiega Losco, Salis «dovrebbe rimanere in carcere», reclusa in condizioni critiche, le stesse descritte da Carmen Giorgio, 43enne bresciana che con lei ha diviso la cella per tre mesi: «Topi, piccioni, cimici, catene, maltrattamenti e botte, lì dentro abbiamo visto di tutto, è un posto fuori dal mondo pieno di cose storte. E lei ha paura di restarci per sempre». A scortare la 39enne in aula oggi c’erano le guardie penitenziarie, in tenute antisommossa mimetica e il viso coperto. Una situazione che «non è normale», tuona l’avvocato. In Italia «una situazione simile non sarebbe ammissibile, con la normativa europea che inoltre prevede che l’imputato partecipi all’udienza libero e al fianco del suo difensore». 

Il comitato

La famiglia, che da tempo denuncia a gran voce la situazione della figlia, ha lanciato una petizione online per la sua liberazione. «Il fatto stesso – scrive il comitato “Ilaria Salis libera” – che sia detenuta in condizioni estreme senza processo e senza che gli aggrediti abbiano sporto denuncia costituisce di per sé un elemento grave di preoccupazione sul corso del processo e sulla qualità dello Stato di diritto in Ungheria. Lei rischia incredibilmente otto anni di carcere per lesioni personali e altri otto per appartenenza a una organizzazione antifascista internazionale, ma trattandosi di due reati cumulati, per ciascun reato si deve aggiungere il cinquanta per cento della pena prevista, per un totale di ventiquattro anni complessivi. Ventiquattro anni di carcere per aggressione e lesioni!».

Il governo

Sul caso è intervenuto anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su X: «Chiediamo al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana detenuta in attesa di giudizio». Subito dopo il vicepremier ha dato disposizioni al segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia di convocare l'ambasciatore di Ungheria a Roma per un passo di protesta per le condizioni di detenzione della cittadina italiana Ilaria Salis. Parallelamente, domani l'ambasciatore d'Italia in Ungheria effettuerà un passo presso le autorità ungheresi.

Le immagini di oggi hanno scosso l’esecutivo guidato da Giorga Meloni. «È una fotografia molto dura», ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, «Abbiamo incontrato il padre, naturalmente la magistratura ungherese è sovrana. Ci si può attivare, cosi come ci stiamo attivando, attraverso i canali diplomatici, facendo tutto il possibile per attenuare le condizioni rigorose in cui è detenuta».

(Unioneonline/v.f.)

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