Non ce l’ha fatta il piccolo Rayan: è stato estratto dal pozzo, ma è morto a causa delle ferite riportate durante la caduta, hanno fatto sapere le autorità marocchine.

Le immagini delle tv locali hanno mostrato i soccorritori portare il bambino di cinque anni fuori dal pozzo in cui era caduto martedì scorso a Tamrout, un villaggio nel nord del Paese.

Rayan è stato portato via in elisoccorso nell'ospedale più vicino, poi l’annuncio delle autorità: “E’ morto per le ferite riportate nella caduta”.

Non ce l’ha fatta: ha lottato per rimanere vivo più di cento ore a 32 metri sotto terra, inghiottito da un pozzo molto stretto, in alcuni punti di soli 20 centimetri di diametro, che non ha permesso ai soccorritori di calarsi giù.

Mentre il Marocco intero, e non solo, seguiva in diretta la corsa contro il tempo per salvarlo nel pomeriggio era arrivato l’annuncio del responsabile dei soccorsi: “Rayan è vivo, lo tireremo fuori oggi”. Ad attenderlo all’imboccatura del tunnel tramite cui i soccorritori sono riusciti a raggiungerlo c’era un’equipe medica, oltre all’ambulanza per il trasporto in elicottero in ospedale. Centinaia di persone intorno al pozzo hanno applaudito i loro eroi (su tutti il volontario Ali) e pregato per il bambino.

Un’immensa operazione di salvataggio: prima cinque escavatori hanno aperto una voragine che ha permesso di arrivare alla profondità in cui si trovava il bambino e di realizzare una via di fuga attraverso la posa di tubi che hanno creato il passaggio della salvezza. Poi i volontari hanno scavato a mani nude, tra mille incertezze e con il rischio di smottamenti fatali.

Rayan, dal canto suo, ha retto per giorni, incoraggiato da chi gli parlava, rifocillato con acqua e cibo e aiutato da un tubo calato dai soccorritori per fornirgli ossigeno: ma non abbastanza.

I soccorritori oggi sono entrati nel tunnel uno alla volta, hanno sistemato corde e giubbotti di protezione e anche una piccola barella, mentre attorno al pozzo tante persone si raccoglievano per pregare e seguire la vicenda. Sono riusciti a tirarlo fuori, ma troppo tardi.

Una corsa ad ostacoli e contro il tempo che in Italia ha riportato alla memoria il giugno del 1981 e la tragedia del piccolo Alfredino Rampi. L’intero Paese con il fiato sospeso, le preghiere, i volontari che tentano di calarsi nel pozzo come fece Angelo Licheri a Vermicino. Fino al tragico epilogo.

(Unioneonline/L)

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