Sono migliaia le persone in fuga dalle città dell’Afghanistan tornate in mano ai talebani, che dopo il ritiro delle truppe occidentali hanno dato il via a una nuova avanzata per riprendere il potere nel Paese martoriato da decenni di conflitti.

E l’Europa teme un’imponente, nuova ondata migratoria, tanto che molti Paesi, compresa l’Italia, stanno già predisponendo i primi piani per l’accoglienza dei profughi. 

"In queste ore, durante il comitato per la sicurezza, abbiamo saputo della presa di Kabul da parte dei talebani”, ha detto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Aggiungendo: “Abbiamo fatto un focus sul problema dell'accoglienza degli afghani che hanno collaborato con gli italiani in Afghanistan. Finora abbiamo accolto 228 persone. La situazione comporterà però un'accelerazione dell'accoglienza", ha aggiunto.

"Siamo in stretto contatto – ha poi concluso Lamorgese - coi ministeri degli esteri e della difesa dei vari Paesi per cercare di dare a ognuno il massimo in un frangente così delicato".

Lo Stato Maggiore della Difesa, inoltre, ha annunciato che un “team militare italiano è al lavoro per l'evacuazione di tutti i collaboratori afghani dei ministeri di Difesa ed Esteri, nel più breve tempo possibile, attraverso un ponte aereo assicurato con voli commerciali il 16 agosto e dal 17 proseguirà con aerei KC767 dell'Aeronautica Militare".

Il dispositivo militare del Comando operativo di vertice interforze, viene precisato, "rimarrà operativo presso l'aeroporto di Kabul fino all'imbarco dell'ultimo collaboratore, fino a quando le condizioni di sicurezza lo consentiranno" e lascerà l'Afghanistan con un C130 dell'Aeronautica Militare. 

Altro tema da affrontare è quello dei rimpatri dall’Europa verso l’Afghanistan dei cittadini che, invece, sono stati espulsi dall’Unione. 

Il governo di Kabul, ben prima che i talebani arrivassero nella capitale, aveva comunicato a Bruxelles la necessità di bloccare i rimpatri. 

Immediata la reazione dei ministri dell'Interno di Germania, Austria, Paesi Bassi, Danimarca, Belgio e Grecia, che in una lettera indirizzata al vicepresidente Ue Margaritis Schinas e alla commissaria Ylva Johansson, datata 5 agosto, pur riconoscendo la "delicata situazione alla luce del ritiro delle truppe internazionali", avevano sottolineato "l'importanza di rimpatriare chi non ha reali esigenze di protezione".

La questione, però, resta aperta e – anzi – la presa del potere da parte dei talebani rende impellente per i vertici Ue la ricerca di una soluzione. 

"Quello che sta succedendo in Afghanistan ci ricorda che l'Europa non può più aspettare", ha sottolineato proprio Margaritis Schinas, in una intervista. 

“La crisi in Afghanistan, ma non solo, rende ancora più evidente che il momento è adesso, che è ora di mettersi d'accordo sul nuovo patto europeo sulle migrazioni".

"Ci sono ancora dei nodi da sciogliere – ha proseguito la vicepresidente della Commissione Ue – anche se siamo vicini a una soluzione. Uno dei problemi è, ad esempio, che i Paesi meno coinvolti nel fenomeno migratorio pensano che la gestione dei flussi sia un ‘problema’ di qualcun altro, che non li riguardi, mentre invece è una questione che riguarda tutti, e per cui serve un approccio di squadra, olistico e inclusivo".

(Unioneonline/l.f.)

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