La stretta di Erdogan continua. Il museo di Santa Sofia tornerà ad essere una moschea.

Il Consiglio di Stato turco ha annullato il decreto del 1934 dell'allora presidente Ataturk che trasformava il luogo di culto in un museo, divenuto poi patrimonio Unesco.

Una decisione in linea con quanto auspicava da tempo Erdogan, che subito dopo la sentenza ha firmato il decreto e annunciato la riapertura ufficiale di Santa Sofia come moschea a partire dal 24 luglio.

"E' stato deciso che Santa Sofia sarà posta sotto l'amministrazione della Diyanet (autorità statale per gli affari religiosi che gestisce le moschee della Turchia, ndr) e sarà riaperta alla preghiera islamica", si legge nel decreto firmato da Erdogan, già pubblicato in Gazzetta ufficiale.

La decisione inasprisce le tensioni con la Grecia, l'Unione europea e persino con l'Unesco.

"E' una provocazione al mondo civilizzato, il nazionalismo di Erdogan riporta il suo Paese indietro di sei secoli e la sentenza del Consiglio di Stato conferma che non c'è una giustizia indipendente", tuona Atene.

L'Unesco aveva manifestato già prima "preoccupazione" per eventuali cambiamenti nello status di uno dei luoghi simbolo di Istanbul: "Una decisione del genere potrebbe avere ripercussioni sul valore universale del sito, qualsiasi modifica relativa a un sito Patrimonio mondiale dell'umanità richiede una notifica all'Unesco da parte dello Stato coinvolto".

"Santa Sofia è un simbolo di dialogo interreligioso e interculturale, un museo patrimonio mondiale dell'Unesco", aveva ammonito ieri l'Unione europea.

(Unioneonline/L)
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