Nel 2019 aveva avuto un aborto spontaneo, ora è stata condannata a 30 anni di carcere. Succede in El Salvador, uno dei Paesi con la legislazione più restrittiva al mondo in materia, che prevede pene anche se l’interruzione di gravidanza avviene per cause naturali.

Esme, questo il nome della donna, aveva avuto un aborto spontaneo nel mezzo di un’emergenza ostetrica. E’ stata tenuta per due anni in custodia cautelare, prima del rilascio a ottobre 2021. Ora la pesantissima sentenza: “Un duro colpo sulla strada per superare la criminalizzazione delle emergenze ostetriche che, come ha già sottolineato la Corte interamericana dei diritti umani, devono essere trattate come problemi di salute pubblica”, ha affermato Morena Herrera, presidente dell'organizzazione Citizen Group for the Depenalization of Abortion. 

I media sottolineano come si tratti della prima condanna emessa nel governo del presidente Nayib Bukele, che aveva promesso di “porre fine alla persecuzione delle donne che affrontano emergenza sanitarie durante le loro gravidanze”.

L'avvocato di Esme, Karla Vaquerano, ha dichiarato che “il giudice ha agito con parzialità, accogliendo la versione della Procura generale, che era carica di imprecisioni e stereotipi di genere, per cui presenteremo senz'altro un appello”.

Anche Esme, ringraziando chi ha sostenuto la sua “battaglia contro l’ingiustizia”, ha assicurato che continuerà a combattere.

Ad oggi in El Salvador 64 donne sono state rilasciate dopo essere state mandate in carcere per aver affrontato emergenze sanitarie durante la gravidanza. Questo grazie alla lotta di una ong che anni fa ha lanciato una campagna denominata “Libertà per le 17”, il numero di donne che ancora sono in carcere dopo “sentenze inique” passate in giudicato. 

(Unioneonline/L)

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