Giornata della memoria, ad Auschwitz ottant’anni dopo: ci sarà anche Mattarella
Presidenti e reali nel luogo simbolo della Shoah: mancano i russi, che quel campo lo liberarono nel 1945, e Netanyahu. Todde: «Impariamo dalla storia»Mattarella, a destra il campo di concentramento di Auschwitz (Ansa)
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Una grande cerimonia oggi ad Auschwitz per ricordare gli 80 anni della liberazione del campo di concentramento nazista. Per l'Italia ci sarà Sergio Mattarella, che torna nel luogo dell'orrore a meno di due anni da una visita nell'aprile del 2023, quando prese parte alla "Marcia dei vivi", un evento annuale che vede sfilare migliaia di giovani tra Auschwitz e Birkenau.
Impressionante il numero delle adesioni internazionali all'evento. Tra teste coronate e presidenti saranno presenti dozzine di delegazioni. Insieme al presidente della Repubblica arriveranno ad Auschwitz, solo per citarne alcuni, re Carlo III, i reali di Danimarca, dei Paesi Bassi, di Spagna e di Svezia. E poi presidenti come Emmanuel Macron per la Francia, Frank Walter Steinmeier per la Germania, Alexander Van der Bellen per l'Austria. Non mancheranno primi ministri come Olaf Scholz per la Germania e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.
Dal programma ufficiale spicca l'assenza della delegazione russa, cioè i liberatori del campo. E si nota anche la mancanza del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Per lo Stato ebraico al momento viene confermato il ministro dell'Educazione Yoav Kisch.
Grande e senza pause è da sempre l'attenzione del presidente Mattarella alla necessità di mantenere vivo il ricordo dell'orrore e di saperlo trasmettere alle nuove generazioni: per esserci ha spostato a domani la tradizionale cerimonia che si svolge ogni anno al Quirinale per il Giorno della memoria.
Ieri anche Papa Francesco ha ricordato che «l'orrore dello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi avvenuto in quegli anni non può essere né dimenticato né negato. Rinnovo il mio appello - ha aggiunto - affinché tutti collaborino a debellare la piaga dell'antisemitismo, insieme a ogni forma di discriminazione e persecuzione religiosa».
Todde: «Impariamo dalla storia»
«Il nostro concittadino più illustre, Antonio Gramsci, diceva che la storia insegna ma non ha scolari. Anni dopo anche Primo Levi riprese il concetto con la sua celebre frase, “tutti coloro che dimenticano il loro passato sono condannati a riviverlo”. E la Giornata della Memoria dovrebbe servire a questo: a imparare dalla storia. Deve servire, cioè, a fare in modo che ciò che è avvenuto in passato non accada più», scrive in un post la presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.
«Ed è per questo – prosegue – che più che tendere al ricordo, a guardarci indietro, la Giornata della Memoria diventa una ricorrenza vitale se spinge tutti noi a interrogarci sul presente. A chiederci se l’odio che ha generato la Shoah e i campi di sterminio oggi si stia ripresentando attraverso nuove forme, nuove modalità. E se guardiamo a certe zone del mondo, e penso a ciò che accade a Gaza, a quello che accade a poche miglia da noi, nel Nord Africa, dove donne e uomini in cerca di una vita migliore in Europa subiscono le peggiori privazioni della dignità e dei diritti in veri e propri lager; se penso all’Ucraina o a qualsiasi altro dei 56 conflitti armati, il numero più alto dalla fine della Seconda Guerra mondiale, penso che avevano ragione Gramsci e Primo Levi. Ma io sono un’inguaribile ottimista. E penso anche che siamo ancora in tempo per smentirli, Gramsci e Levi. Siamo in tempo per fermare l’odio che sta pervadendo il mondo».
(Unioneonline)