Netanyahu candida Trump al Nobel per la pace: «Ho inviato una lettera al comitato»
«A Gaza il potere decisionale, come la sicurezza generale, resterà per sempre nelle nostre mani. Cerchiamo Paesi in cui ricollocare i palestinesi»Netanyahu a Washington (Ansa)
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Benjamin Netanyahu, alla Casa Bianca per una cena col presidente Usa, ha detto di aver candidato Donald Trump al Nobel per la pace.
Netanyahu ha consegnato al presidente degli Stati Uniti una lettera da lui inviata al comitato per il premio. «Sta forgiando la pace mentre parliamo, in un Paese, in una regione dopo l'altra», ha detto il premier israeliano durante la cena con Trump.
E lo stesso Trump continua ad autocandidarsi: «Ho fermato cinque Paesi dal farsi la guerra», ha dichiarato ricordando gli accordi che ha mediato tra Congo e Ruanda, India e Pakistan. «E invece il premio lo vincerà un professore sconosciuto».
Quella che doveva essere una cena privata è stata poi aperta ai giornalisti. Si è parlato di ricollocazione dei palestinesi: «Stiamo collaborando con gli Usa per trovare altri Paesi in cui possano vivere gli sfollati», ha detto il premier israeliano.
«Ci sono persone - ha spiegato - che vogliono rimanere o possono rimanere, ma se vogliono andarsene, dovrebbero poterlo fare. Non dovrebbe essere una prigione. Dovrebbe essere un luogo aperto, e si dovrebbe dare alle persone la libertà di scelta. Stiamo lavorando a stretto contatto con gli Stati Uniti per trovare Paesi che cercheranno di realizzare ciò che dicono sempre, se vogliono dare ai palestinesi un futuro migliore e penso che ci stiamo avvicinando a trovare diversi Paesi. Abbiamo avuto una grande collaborazione da parte di molti Paesi limitrofi, una grande collaborazione da ognuno di loro. Quindi qualcosa di buono accadrà».
Poi, il premier israeliano ha detto chiaramente che Gaza resterà nelle mani di Israele: «Credo che i palestinesi debbano avere tutti i poteri per autogovernarsi, ma nessuno di questi poteri dovrebbe minacciarci. Ciò significa che il potere decisionale, come la sicurezza generale, rimarrà sempre nelle nostre mani. Ora, questo è un dato di fatto, e nessuno in Israele accetterà qualcosa di diverso, perché non possiamo ignorare certi fatti».
(Unioneonline/L)