Dazi rinviati al primo agosto: lettere inviate a 7 Paesi “ostili”, trattativa aperta con la Ue
Dovevano entrare in vigore domani, ulteriore rinvio: si apre una finestra per trattare(Ansa)
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«Manderò lettere: grandi, belle lettere» ai leader stranieri per definire i nuovi dazi americani aveva promesso Trump. E ieri lo ha fatto, ha cominciato a «spedirle» via social. C’è da sottolineare l’annuncio di un ulteriore posticipo dell’entrata in vigore dei nuovi dazi, prevista per domani 9 luglio e prorogata all’1 agosto ieri dalla Casa Bianca.
Ieri la portavoce presidenziale Karoline Leavitt, sventolando le due lettere indirizzate al governo di Giappone e Corea del Sud che Trump aveva postato a sorpresa sul suo Truth Social, durante il briefing con i media ha aggiunto che Trump affronterà la questione dei «dazi reciproci» con i leader stranieri entro luglio.
Nessuna missiva formale recapitata a Bruxelles, resta il filo diretto tra Ursula von der Leyen e Donald Trump per strappare, all'ultimo giro di lancette, un'intesa ancora appesa a un equilibrio fragile.
Quando a Washington era da poco passato mezzogiorno - le sei del pomeriggio in Europa - il presidente americano ha affidato a Truth l'annuncio delle attese lettere sui dazi ai Paesi ritenuti non collaborativi: Giappone, Corea del Sud, Myanmar, Laos, Sudafrica, Malesia e Kazakistan i primi sette destinatari della scure dal 25 fino al 40% a partire dal primo agosto.
E mentre Wall Street accusa il colpo, con il Dow Jones e il Nasdaq in sofferenza, in Europa per ora le trattative proseguono seguendo il ritmo volubile della Casa Bianca. La finestra negoziale - estesa da un nuovo ordine esecutivo del tycoon - resterà aperta fino all'inizio del prossimo mese. Scongiurando così l'imposizione delle tariffe reciproche annunciate nel Liberation day - che si sommerebbero a quelle pesanti e già in vigore del 25% sulle auto europee e del 50% su acciaio e alluminio - accompagnate anche dall'ultima minaccia che fa tremare l'Italia e la Francia: un ulteriore 17% sull'export agroalimentare Ue.
Ormai tramontata la proposta europea di dazi zero per l'industria, i negoziatori di von der Leyen puntano sul compromesso dell'aliquota comune al 10%, con margini di flessibilità e possibili esenzioni per settori strategici come aviazione, tech ed eccellenze alimentari del continente.
Parigi, con l'appoggio di Austria e Spagna, spinge per una linea più muscolare - fino a evocare il ricorso allo 'strumento anti-coercizione' che inciderebbe sulle Big Tech - per non piegarsi a "un accordo a ogni costo". Nella visione di Berlino, invece, serve pragmatismo anche per tutelare l'industria automobilistica.
(Unioneonline)