Per 30 anni ha indossato la divisa ad Alghero, impegnato nelle pattuglie come appuntato carabiniere. Avrebbe voluto godersi la meritata pensione con la sua famiglia, tra la Sardegna e la Tunisia, dove era solito trascorrere alcuni periodi, ma nel Nord Africa invece ha trovato la morte, il 21 settembre scorso, durante una cena tra amici, in una casa di Hammamet.

È giallo sulla fine di Giuseppe Maio, 62 anni, origini siciliane ma algherese di adozione. In compagnia di altri ex militari italiani ed ex agenti dell’intelligence italiana, durante una cena, l’uomo ha ingerito un liquore fatto in casa, una specie di nocino, ottenuto dalla macerazione di noccioli di pesco, e si è subito sentito male. Anche altri tre italiani hanno accusato gravi sintomi di avvelenamento. Tutti sono stati ricoverati nell’ospedale di Tunisi, uno in coma farmacologico. Giuseppe Maio purtroppo non ce l’ha fatta. Un incidente, ritengono gli inquirenti di Hammamet.

Alcuni degli invitati alla cena, sarebbe emerso dalle indagini, avevano preso parte all’inchiesta culminata poi con l’arresto, lo scorso agosto ad Hammamet, del latitante Angelo Salvatore Stracuzzi, 55 anni, originario di Licata, noto anche come il re del calcestruzzo. L’operazione era stata condotta dal nucleo di polizia Economico-Finanziaria di Palermo (Gico), sotto la direzione della Direzione distrettuale antimafia, attraverso il canale di cooperazione internazionale Interpol. Ma Maio a Tunisi, anche a detta dei colleghi di Alghero, si stava semplicemente godendo la pensione. La salma non è ancora rientrata ad Alghero. 

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