È uscito dal carcere dopo ventisei anni e si è ritrovato cittadino di uno Stato che sulla carta non esiste più.

È successo a Vasilij Babina, russo, rinchiuso nel 1991, a trentasei anni, nel carcere di Ekaterinburg per rapina, furto con scasso e omicidio. All'epoca il muro di Berlino era già crollato ma solo mesi dopo il segretario del Pcus Michail Gorbaciov si sarebbe dimesso e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche sarebbe stata ufficialmente sciolta dal Soviet supremo.

Il mese scorso, scontato il suo debito con la giustizia, Babina è stato scarcerato. Di certo, come in una scena di "Good Bye Lenin!" - che racconta il trauma di una donna comunista che si sveglia dal coma nella Germania Est dopo il crollo del muro di Berlino - sarà rimasto quantomeno stranito nel vedere in giro per il Paese le insegne di McDonald's, il baluardo del capitalismo durante la Guerra Fredda.

Al di là del fascino della storia, il suo problema ora è molto serio. "Per il ministero della Giustizia è persona non grata in Russia. Nessuno spiega perché", fa sapere il suo legale.

Ora ha chiesto formalmente la cittadinanza al Paese d'origine, il Kazakhstan (che 26 anni fa non esisteva) per tornare dalla sua famiglia che vive nell'Altaj.

Le sue sorti saranno decise da un giudice il prossimo 28 maggio. Fino ad allora resta, da apolide, in un centro immigrati.
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