Emergono particolari scioccanti sui giorni trascorsi in carcere da Jeffrey Epstein, il miliardario morto suicida il 10 agosto 2019 nella sua cella del Metropolitan Correctional Center di New York, dove era detenuto con le accuse di abusi sessuali, sfruttamento della prostituzione e traffico di minori.

A raccontarli è stato Efrain Reyes, l'ultimo a condividere la cella con lui, trasferito proprio il giorno prima che in finanziere si togliesse la vita.

"Era molto depresso e ha detto a mio zio che non voleva più vivere, ma lui gli ha risposto 'non fare nulla di tutto questo mentre sono nella stanza'", ha spiegato la nipote dell'uomo, Angelique Lopez, al Daily News.

Reyes, che ha iniziato a collaborare con gli agenti dell'Fbi che indagano sul suicidio di Epstein, è stato rilasciato la scorsa estate dopo aver contratto il coronavirus ed è morto il mese scorso. La nipote ha spiegato che dai racconti dello zio è emerso pure come le guardie trattassero molto male Epstein: "Lo trattavano una schifezza e lo facevano dormire sul pavimento, non sulla branda".

A riferire ulteriori dettagli sono poi stati altri due detenuti, che hanno chiesto di mantenere l'anonimato, i quali hanno spiegato che il miliardario pagò circa 4.000 dollari ad altri prigionieri per dei cellulari di contrabbando, alcuni dei quali non gli sono mai stati procurati.

"Veniva derubato a destra e a sinistra", hanno detto, sottolineando che a volte facevano scivolare sotto la porta della sua cella fogli con scritto "ti uccideremo pedofilo stupratore". Una delle fonti ha ricordato pure come Epstein "diceva che si sarebbe ucciso perché tanto il governo cercava di ucciderlo comunque".

(Unioneonline/L)
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