"La guerra in Ucraina pone l'Unione Europea davanti a una delle più gravi crisi della sua storia. Una crisi che è insieme umanitaria, securitaria, energetica, economica". Sono le parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi, questa mattina alla plenaria del Parlamento Europeo

Un intervento, quello del premier italiano, aperto con un commosso ricordo a David Sassoli, e preceduto dall’intervento della presidente Roberta Metsola, che ha ricordato il lavoro di Draghi che "ha dato fiducia ai cittadini ed alle banche” e la sua perizia ancor più importante in un “momento in cui l'Europa affronta altre sfide esistenziali come la guerra in Ucraina, un altro momento ‘whatever it takes’”.

NEXT GENERATION EU – Con il Covid "abbiamo approvato il Next Generation EU, il primo grande progetto di ricostruzione europea, finanziato con il contributo di tutti, per venire incontro alle esigenze di ciascuno. La stessa prontezza e determinazione, lo stesso spirito di solidarietà, ci devono guidare nelle sfide che abbiamo davanti", ha ricordato Draghi.

“FEDERALISMO PRAGMATICO” – "Le istituzioni europee che i nostri predecessori hanno costruito negli scorsi decenni hanno servito bene i cittadini europei, ma sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi davanti", ha quindi aggiunto. "Abbiamo bisogno di un federalismo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: dall'economia, all'energia, alla sicurezza. Se ciò richiede l'inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia".

"UMANITÀ OLTRAGGIATA” – "L'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell'Unione Europea: la pace nel nostro continente", le parole del premier. "Una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica; sull'utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati". "Dobbiamo sostenere l'Ucraina, il suo governo e il suo popolo, come il Presidente Zelensky ha chiesto e continua a chiedere di fare. In una guerra di aggressione non può esistere alcuna equivalenza tra chi invade e chi resiste”.

“La pandemia e la guerra hanno chiamato le istituzioni europee a responsabilità mai assunte fino a ora”, la precisazione. “Il quadro geopolitico è in rapida e profonda trasformazione. Dobbiamo muoverci con la massima celerità. E dobbiamo assicurarci che la gestione delle crisi che viviamo non ci porti al punto di partenza, ma permetta una transizione verso un modello economico e sociale più giusto e più sostenibile”. E ha aggiunto: “Una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica; sull'utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati; sul rispetto dei diritti umani, oltraggiati a Mariupol, a Bucha, e in tutti i luoghi in cui si è scatenata la violenza dell'esercito russo nei confronti di civili inermi”.

"VOGLIAMO L’UCRAINA NELL’UE – “La piena integrazione dei Paesi che manifestano aspirazioni europee non rappresenta una minaccia per la tenuta del progetto europeo. È parte della sua realizzazione”, ha ancora ribadito il premier. “L'Italia sostiene l'apertura immediata dei negoziati di adesione con l'Albania e con la Macedonia del Nord, in linea con la decisione assunta dal Consiglio Europeo nel marzo 2020. Vogliamo dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro, e assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo. Siamo favorevoli all'ingresso di tutti questi Paesi e vogliamo l'Ucraina nell'UE". "L'Italia – la precisazione –  come Paese fondatore dell'Unione Europea, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica".

LE SANZIONI – "La guerra in Ucraina ha mostrato la profonda vulnerabilità di molti dei nostri Paesi nei confronti di Mosca. L'Italia è uno degli Stati membri più esposti", ha ancora aggiunto Draghi. "Una simile dipendenza energetica è imprudente dal punto di vista economico, e pericolosa dal punto di vista geopolitico. L'Italia intende prendere tutte le decisioni necessarie a difendere la propria sicurezza e quella dell'Europa. Abbiamo appoggiato le sanzioni che l'Ue ha deciso di imporre nei confronti della Russia, anche quelle nel settore energetico. Continueremo a farlo con la stessa convinzione in futuro".

"TETTO AL GAS” – Quanto al costo del gas "sin dall'inizio della crisi, l'Italia ha chiesto di mettere un tetto europeo ai prezzi del gas importato dalla Russia. Mosca vende all'Ue quasi due terzi delle sue esportazioni, in larga parte tramite gasdotti che non possono essere riorientati verso altri acquirenti. La nostra proposta consentirebbe di utilizzare il nostro potere negoziale per ridurre i costi esorbitanti che oggi gravano sulle nostre economie. Questa misura consentirebbe di diminuire le somme che ogni giorno inviamo a Putin, e che inevitabilmente finanziano la sua campagna militare".

“TEMPO DI DECISIONI FORTI” – Quanto alla crisi energetica "in Italia – ha ricordato Draghi – nei primi 4 mesi di quest'anno, il prezzo dell'elettricità è quadruplicato rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso con un impatto durissimo sull'economia". "L'Italia, da sola, ha speso circa 30 miliardi di euro quest'anno". Ma "il problema è sistemico e va risolto con soluzioni strutturali, che spezzino il legame tra il prezzo del gas e quello dell'elettricità. Il problema del costo dell'energia sarà al centro del prossimo Consiglio Europeo. C'è bisogno di decisioni forti e immediate".

“DETERMINAZIONE, VISIONE E UNITÀ” – Quindi la conclusione, ricordando come "il buon governo non è limitarsi a rispondere alle crisi del momento. È muoversi subito per anticipare quelle che verranno. I padri dell'Europa ci hanno mostrato come rendere efficace la democrazia nel nostro continente nelle sue progressive trasformazioni. L'integrazione europea è l'alleato migliore che abbiamo per affrontare le sfide che la storia ci pone davanti. Oggi, come in tutti gli snodi decisivi dal dopoguerra in poi, servono determinazione, visione, unità. Sono sicuro che sapremo trovarle ancora una volta, insieme”.

(Unioneonline/v.l.)

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