Coalizione dei volenterosi: limite o opportunità?
Il futuro dell’Ucraina e il ruolo dell’Unione EuropeaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’incontro tenutosi a Parigi lo scorso giovedì tra i cosiddetti “Volenterosi”, ossia tra i leader di trenta Paesi, e i rappresentanti della Nato e dell’Unione Europea, aveva quale suo oggetto la sicurezza dell’Ucraina, ed in particolare l’individuazione di garanzie di sicurezza a lungo termine nei confronti della Russia. Sicurezza da individuarsi, in buona sostanza, e stando a quanto sia stato possibile apprendere dai media, nel rafforzamento degli aiuti a Kiev e nel dispiegamento di truppe europee sotto la guida di Francia e Gran Bretagna.
Nulla di nuovo, pertanto, sembrerebbe. Obiettivo del breve termine, tirando le somme, apparirebbe, quanto meno sul piano dell’intento, quello di recarsi in Ucraina per procedere al rafforzamento dell'esercito in loco. Sull'invio di truppe di “mantenimento della pace” sempre in Ucraina, invece, parrebbe non essersi raggiunta l’unanimità tra i diversi leader. Dunque, per farla breve: mentre i russi e gli ucraini sono impegnati, ciascuno partitamente, nel negoziato con gli Stati Uniti di Donald Trump, unico mediatore legittimato e riconosciuto da ambo le parti in conflitto (se solo si considera che unicamente l’Ucraina, parte debole della triangolazione, ammetterebbe al tavolo l’Unione Europea), i leader europei, rimasti fuori dai giochi, per così dire, cercano di intervenire, sia pure ancora non si veda esattamente il come, e vorrebbero comunque ritagliarsi un posto non altrimenti riconosciutogli al tavolo dei negoziati in corso a Riad.
Il coinvolgimento dell’Europa, o meglio della sua “Coalizione di Volenterosi”, definizione, quest’ultima che parrebbe circoscriverne i limiti prima ancora che le potenzialità effettive, non appare contemplato. Tanto più allorquando, proprio Vladimir Putin, abbia chiaramente e fermamente espresso il proprio dissenso in merito a qualsiasi presenza militare europea in Ucraina. E ancor di più, allorquando, nel contempo, lo stesso Vladimir Putin, abbia chiesto, quale condizione indefettibile per il “cessate il fuoco”, il ritiro delle sanzioni elevate nei confronti di Mosca, oltre che il ritiro del supporto militare occidentale a Kiev.
L’Unione Europea, o più correttamente la sua “Coalizione di Volenterosi”, sembrerebbe voler intervenire e ritagliarsi un ruolo da protagonista, invero finora mai avuto. Ma a chi gioverebbe, una posizione di siffatta consistenza non parrebbe comprendersi, anche perché non sembrerebbe essere emerso con chiarezza (il condizionale appare doveroso) il perché la sicurezza europea dovrebbe passare attraverso la sicurezza dell’Ucraina.
Se all’inizio del conflitto russo-ucraino si era configurata una poderosa implementazione, sotto la guida di Joe Biden, dell’alleanza atlantica, all’indomani della proclamazione di Donald Trump quale quarantasettesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, i termini di quella stessa alleanza sembrerebbero essersi trasformati, se non proprio rovesciati, al punto tale non solo da incrinare l’equazione “sicurezza dell’Ucraina uguale sicurezza dell’Europa” e dell’Occidente latamente inteso, ma anche gli elementi fondanti di quella che potrebbe definirsi quale necessaria “governance” democratica.
Il contesto geopolitico appare certamente mutato e l’Unione Europea, al di là ed oltre la “Coalizione dei Volenterosi” che sembrerebbe sovrapporsi all’iniziativa americana, si trova costretta ad intraprendere in tutta fretta, considerato l’incalzare degli eventi, talune valutazioni di carattere strategico-relazionale concernenti non solo il rapporto con gli Stati Uniti di Donald Trump, ma anche quello con la Cina di Xi-Jin-Ping, da sempre assai vicina alla Russia di Vladimir Putin. Dicendolo diversamente, l’Unione Europea, unitariamente considerata sul piano politico (e su tale obiettivo occorrerebbe concentrarsi), sembra essere oggi chiamata a definire il proprio ruolo nel panorama internazionale proprio partendo dagli esiti del conflitto russo ucraino. Anche perché, allo stato attuale, la possibilità di incidere in qualunque misura sui termini dell’accordo che sarà imposto all’Ucraina per arrivare alla pace, appare, salvo sviluppi ulteriori, assai minima.
I ventisette Paesi Membri dell’Unione Europea dovrebbero iniziare a condividere iniziative efficienti per giungere finalmente ad un’autentica unità politica, idonea a garantire al Vecchio Continente quella indipendenza e autosufficienza utile a salvaguardarne gli interessi nei confronti di tutti i maggiori player internazionali, Stati Uniti compresi.
In un’epoca di profonda transizione, solo ed unicamente l’unità politica dell’Unione Europea può considerarsi quale iniziale baluardo di difesa comune e autonomia negoziale.
Giuseppina Di Salvatore – Avvocato, Nuoro