Tempo scaduto per la Catalogna.

Entro le 10 di oggi l'esecutivo regionale di Carles Puigdemont doveva dichiarare se la proclamazione di indipendenza fosse avvenuta o meno.

Mentre il governo spagnolo attendeva un "sì" o un "no", il presidente catalano ha inviato a Rajoy una lettera in cui ha chiesto due mesi di tempo per negoziare. "Proposta irricevibile" per Madrid, che l'ha rispedita al mittente lanciando un nuovo ultimatum.

LA LETTERA - Nella lettera, Puigdemont cita vari documenti, come la legge del referendum e i dossier sulle cariche della polizia, e presenta due proposte.

In primis che sia fermata "la repressione" contro i cittadini catalani e contro il governo locale. Infine un "dialogo sincero" per i primi accordi.

"La priorità del mio governo è cercare con tutta l'intensità la via del dialogo. Vogliamo parlare, come lo fanno le democrazie consolidate, sul problema che pone il popolo catalano, che vuole intraprendere il suo cammino come Paese indipendente nel quadro europeo", si legge nella prima pagina della lettera.

Puigdemont non chiarisce quindi se abbia o meno dichiarato l'indipendenza, come gli aveva chiesto il governo di Madrid, e apre così la via all'attivazione dell'articolo 155 della Costituzione.

"La nostra intenzione è percorrere il cammino in modo concordato, sia sui tempi sia sulle forme. La nostra proposta di dialogo è sincera e onesta. Da un lato, nei primi due mesi il nostro principale obiettivo è iniziare a dialogare e che tutte quelle istituzioni e personalità internazionali, spagnole e catalane, che hanno espresso volontà di aprire un cammino di negoziazione, abbiano la possibilità di esplorarlo", si legge nella lettera.

"La nostra proposta di dialogo è sincera, nonostante tutto quanto è accaduto, ma logicamente è incompatibile con l'attuale clima di crescente repressione e minaccia", afferma ancora Puigdemont nel testo.

"Non lasciamo che la situazione si deteriori ulteriormente", conclude, chiedendo di avviare il dialogo e incontrarsi, perché "con buona volontà, riconoscendo il problema e guardandolo in faccia, sono sicuro che possiamo trovare la via della soluzione".

LA RISPOSTA - Una risposta non chiara, ha detto Madrid tramite la vicepremier Soraya Saenz de Santamaria, che ha lanciato un nuovo ultimatum a Barcellona: giovedì alle 10, occasione in cui Puigdemont dovrà "rettificare e dovrà farlo con chiarezza" altrimenti la regione sarà commissariata.

È "nelle sue mani" la possibilità di "evitare che si applichi la Costituzione", l'articolo 155 che, secondo quanto spiegato dalla vice premier, non sospende l'autonomia della Catalogna ma "ripristina la legalità e l'esercizio dell'autonomia d'accordo con gli standard costituzionali e statutari".

"Non è difficile tornare alla ragionevolezza - ha insistito Santamaria - e dare una risposta chiara ai cittadini della Catalogna ed al resto della Spagna. Bisogna rispettare la legge".

ARRESTATI DUE INDIPENDENTISTI - Intanto un giudice spagnolo ha ordinato l'arresto dei leader di due grandi organizzazioni indipendentiste della società civile catalana Anc e Omnium, Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. L'accusa nei loro riguardi è di sedizione per le grandi manifestazioni di Barcellona del 20 e 21 settembre.

In particolare, secondo l'accusa, Sanchez e Cuixart avrebbero convocato e incoraggiato le centinaia di persone che la sera del 20 settembre costrinsero la Guardia Civil a barricarsi negli uffici che stava perquisendo. I due dirigenti di Anc e Omnium poi sarebbero montati su alcune auto della polizia spagnola e da lì avrebbero fomentato alla "mobilitazione permanente", prima di invitare i manifestanti a disperdersi.

NIENTE CARCERE PER IL CAPO DEI MOSSOS D'ESQUADRA - Il giudice del tribunale spagnolo Audiencia Nacional, Carmen Lamela, ha deciso di lasciare in libertà il capo dei Mossos d'Esquadra, Josep Lluis Trapero, accusato di sedizione.

Trapero dovrà però presentarsi ogni 15 giorni per l'obbligo di firma e consegnare il passaporto, con divieto di uscire dalla Spagna.

La decisione è giunta dopo le dichiarazioni di Trapero oggi in tribunale.

Le stesse misure cautelari erano state imposte poche ore prima a Teresa Laplana, altra responsabile dei Mossos.

In tribunale anche i leader delle organizzazioni indipendentiste Omnium cultural e Asamblea Nacional Catalana, Jordi Cuixart e Jordi Sanchez.

Tutti sono accusati di sedizione, reato per il quale sono previste pene comprese fra 8 e 15 anni di carcere.

(Redazione Online/D-F)

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