La Camera dei Comuni ha bocciato, con 432 no, l'accordo sulla Brexit negoziato da Theresa May con Bruxelles.

Nonostante lo smacco, la premier Theresa May, che ha incassato anche i voti contrari all'interno del partito conservatore, non sembra intenzionata a fare passi indietro.

Il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn ha invece parlato di "catastrofica sconfitta", annunciando la mozione di sfiducia nei confronti dell'inquilina di Downing Street.

Il testo non ha soddisfatto nessuno: né i fautori del "remanin" né gli euroscettici, che avrebbero voluto una rottura più netta e non approvano il backstop.

COSA È IL BACKSTOP - È il punto più controverso dell'accordo. L'intesa tra Londra e Bruxelles stabilisce che Regno Unito e Ue entrino, dal 29 marzo in poi, in un periodo di transizione di due anni, durante i quali restano in vigore tutte le attuali regole europee. Due anni nel corso dei quali ulteriori negoziati proveranno a dirimere le questioni più delicate, in particolare il backstop, ovvero il meccanismo di emergenza da applicare se non si riuscisse a raggiungere un nuovo accordo definitivo. Prevede che, in caso di mancanza di intesa definitiva, venga stabilita un'unione doganale tra Regno Unito e Ue. Niente tariffe, niente dazi, niente quote, e tale unione doganale potrà essere rescissa solo con il consenso di entrambe le parti. In sostanza, vuol dire che a livello commerciale non cambierebbe quasi nulla.

GLI SCENARI - Ora, con la bocciatura, le possibilità sul piatto restano cinque.

1) No deal: L'uscita dall'Unione europea senza accordo, temuta dagli ambienti economici, che vedono come possibili conseguenze l'aumento della disoccupazione e il crollo della sterlina. E, in prospettiva, carenza di medicine, aerei a terra, code record nei porti e pesante rallentamento della crescita economica. In caso di no deal, le relazioni economiche tra Regno Unito e Ue sarebbero dalle norme della Wto, e sarebbero introdotte tutta una serie di regole, oltre ai controlli doganali. I fautori della Brexit preferiscono un no deal all'accordo raggiunto da Theresa May.

2) Piano B entro tre giorni: Il governo sarà obbligato (lo stabilisce un emendamento approvato mercoledì scorso proprio per scongiurare un no deal) a presentare entro tre giorni un piano B emendabile, dunque modificabile dalla Camera dei Comuni. E poi dovrebbe accettarlo anche Bruxelles.

3) Nuovo referendum: La May esclude questa ipotesi, anche per portare acqua al suo mulino (vuole far pensare che l'unica alternativa al suo accordo sia appunto il no deal), ma è quel che vogliono i deputati europeisti, nella speranza di ribaltare il risultato del referendum del 2016. Un referendum che potrebbe essere sulla Brexit, ma anche sull'accordo raggiunto dalla premier. L'opzione piace ai laburisti, che tuttavia preferirebbero andare a elezioni anticipate.

4) Mozione di sfiducia a Theresa May: La presenteranno i laburisti in caso di bocciatura dell'accordo e in mancanza di un nuovo referendum. Il leader dei labour, Jeremy Corbyn, ha spiegato che se la mozione venisse approvata il suo partito potrebbe negoziare un nuovo accordo con Bruxelles, rinviando la data del divorzio. La mozione di sfiducia potrebbe passare, visto che May ha contro gran parte dei conservatori: resta tuttavia il dubbio, si alleerebbero anche con Corbyn per far fuori la premier indigesta?

5) Il rinvio della Brexit: Il rinvio del divorzio, attualmente previsto per il 29 marzo 2019, diventa un'ipotesi sempre più plausibile. Se May venisse sfiduciata, i Labour chiederebbero più tempo per stringere una nuova intesa. Ma anche in caso debbano essere organizzate elezioni anticipate o un nuovo referendum. Un centinaio di deputati di ogni orientamento politico si è impegnato a sostenere una richiesta di rinvio da parte di Londra a Bruxelles, cosa che secondo fonti diplomatiche è possibile, "ma non oltre il 30 giugno". E in questo caso ci sarebbe un altro interrogativo a cui ad oggi è difficile rispondere. Che ne sarebbe delle elezioni europee?

LE PAROLE DI THERESA MAY - La premier, intervenuta a Westminster prima del voto, ha provato ad agitare lo spettro del no deal e dell'incertezza: "Sappiamo le conseguenze di votare per questo accordo, sono nero su bianco, ma nessuno che voterà contro può dire esattamente cosa accadrà, perché un voto contro è solo un voto per incertezza, divisione e rischio concreto di no deal o di no Brexit".

E ancora: "Possiamo scegliere certezza al posto dell'incertezza, unità al posto della divisione, possiamo scegliere di mantenere la nostra promessa, perché come parlamentari abbiamo il dovere di rispettare il mandato delle persone che rappresentiamo".

"Questo è il voto più significativo cui ciascuno di noi parteciperà nella sua carriera politica", ha aggiunto. "Dopo tutti i dibattiti, i disaccordi, le divisioni, è il momento di prendere una decisione che definirà il nostro Paese per i decenni a venire, determinerà il futuro dei nostri figli e nipoti, una decisione con cui ognuno di noi dovrà convivere per molti anni a venire".

(Unioneonline/L-l.f.)
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