Un accordo migliore per il dopo Brexit oppure Londra non pagherà il conto di divorzio da Bruxelles.

Alla vigilia dell'inizio della corsa per la successione a Theresa May alla guida dei Tory, per la quale è il favorito tra gli 11 spiranti alla leadership, Boris Johnson sfida l'Unione europea.

Lo fa in un'intervista al "Sunday Times", in cui l'ex sindaco di Londra - tra i principali fautori del "leave" nel referendum del giugno 2016 - afferma che la sopravvivenza del Partito conservatore dipenderà dall'uscita dall'Ue entro il 31 ottobre.

Scadenza che non prevede ulteriori rinvii, sia che si raggiunga un'intesa, sia che si arrivi al cosiddetto "no deal".

L'obiettivo dell'ex capo del Foreign Office è di ottenere un'intesa migliore con Bruxelles, facendo riferimento non tanto all'accordo di recesso (che i 27 Paesi Membri considerano immodificabile), quanto alla dichiarazione allegata sulle relazioni future.

In particolare, Johnson è pronto a mettere in forse il versamento dei 39 miliardi di sterline sottoscritto dal governo May come liquidazione delle pendenze dovute per poter lasciare il club europeo.

"I nostri amici e partner devono comprendere che terremo questo denaro fino a quando non avremo maggiore chiarezza sulla strada dell'avvenire", ha fatto sapere l'esponente conservatore.

(Unioneonline/F)
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