"Non torneremo alla normalità prima di uno o due anni. Con un sistema basato su test e tracciamenti dovremmo essere in grado di individuare in fretta i focolai d'infezione e di soffocarli. Anche così, però, non torneremo a una vita normale, perché le persone avranno grande timore di essere contagiate e cambieranno radicalmente le loro abitudini. Perfino se i governi dovessero stabilire che non c'è pericolo, la gente non tornerà a riempire gli stadi fino a che non sarà provato che le terapie o un vaccino rendono residuo il rischio di morte".

Sono le parole di Bill Gates, fondatore di Microsoft e da anni finanziatore della ricerca scientifica nel mondo con la sua Fondazione, in una lunga intervista rilasciata al quotidiano "la Repubblica".

"È assolutamente indispensabile impegnarsi sulle terapie - afferma poi Gates - : possono essere messe a disposizione più facilmente dei vaccini perché a differenza di questi non è necessario testarle su così larga scala. Come sappiamo, nel Regno Unito stanno lavorando ad alcune terapie che noi riteniamo promettenti. Se alcune terapie in cima all'elenco dovessero fallire, ce ne saranno sempre altre di promettenti. Tuttavia per tornare ovunque alla normalità avremo bisogno sia di terapie estremamente efficaci, sia di un vaccino. Il vaccino è molto importante, perché è senza dubbio così che torneremo alla normalità".

Quindi il riferimento va a quel video, balzato in questi giorni nuovamente all'attenzione del web, con il suo speech in cui nel 2015 quasi prevedeva quanto sarebbe accaduto.

"Avevo previsto la pandemia in una conferenza nel 2015 - spiega - e avevo anche descritto nei minimi dettagli sul New England Review of Medicine le misure che avremmo dovuto adottare per farci trovare preparati. L'idea era di essere pronti ad aumentare la nostra capacità di produrre test, a coinvolgere l'industria e renderla in grado di mettere a punto con la maggiore rapidità possibile una terapia e poi dei vaccini. Alla fine, però, si è fatto molto poco. Quasi tutto il lavoro di ricerca sui vaccini si fa nel settore privato; dato che la Fondazione Bill e Melinda Gates ha un ruolo neutrale e la possibilità di interpellare tutti gli esperti di questo campo, chiediamo che le aziende mettano a disposizione la loro capacità produttiva".

"Dobbiamo porre fine a questa malattia a livello globale - la conclusione -, non solo perché abbiamo a cuore gli altri esseri umani, ma anche perché vogliamo che l'economia globale riparta e non vogliamo che le importazioni rischino di provocare un drammatico rialzo dell'epidemia".

(Unioneonline/v.l.)
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